19.09 —- 21.09.24
EXHIBITION MATERIAL SELF
Caroline Achaintre, Chiara Bersani, Benni Bosetto, Rehema Chachage, Julien Creuzet, Sonia Kacem, Sandra Mujinga
a cura di / curated by Simone Frangi e Barbara Boninsegna
18.07 – 21.09.2024
about the exhibition
Nell’ambito di Live Works Summit 2024, Centrale Fies inaugura il secondo episodio di una trilogia di mostre performative (2023-2025), a cura di Barbara Boninsegna e Simone Frangi, dedicate ai concetti espressi nella produzione teorica della pensatrice femminista neo-materialista Stacy Alaimo. Dopo il primo episodio del 2023, incentrato sulla nozione di naked word (parola nuda), ci interrogheremo quest’anno sull’idea di material self (sé materiale) con cui Alaimo mette a tema, nel volume “Bodily Natures: Science, Environment, and the Material Self” del 2010, l’azione e il significato delle “forze materiali” e della loro interfaccia con i corpi umani. Cercando di rispondere ai medesimi quesiti che Alaimo pone nel suo pensiero post-antropocentrico, critico nei confronti del superbo eccezionalismo umano – cosa significa “essere umani” con corpi che sono inestricabilmente interconnessi con il nostro mondo fisico? Come il corpo umano reagisce a forze materiali potenti e pervasive e registra i loro effetti sempre più dannosi ? – la mostra Material Self suggerisce che la “nuova” relazione tra corpi e la natura ha profondamente alterato il nostro senso di sé, creando un’inedita vicinanza del corpo umano all’ambiente e una rinnovata comprensione, di tipo relazionale, dei concetti di “casa”, “rifugio” e “abitare il mondo”.
Within the context of the Live Works Summit 2024, Centrale Fies launches the second episode of a trilogy of performative exhibitions (2023-2025), curated by Barbara Boninsegna and Simone Frangi, dedicated to the concepts expressed in the theoretical work of neo-
materialist feminist thinker Stacy Alaimo. Following the first episode in 2023, which focused on the notion of the “naked word”, this
year the idea of the “material self” will be investigated. This is a concept that Alaimo examined in her 2010 book “Bodily Natures: Science, Environment, and the Material Self”, framing the action and meaning of “material forces” and their interfaces with human bodies. The exhibition seeks to answer the same questions which Alaimo poses in her post-anthropocentric thinking, which is critical of the superb exceptionalism of humans: what does it mean to “be human” with bodies that are inextricably interconnected with the physical world? How does the human body react to powerful and pervasive material forces and register their increasingly damaging effects? Material Self suggests that the “new” relationship between bodies and nature has profoundly altered our sense of self, creating an unprecedented proximity of the human body to the environment and a renewed relational understanding of the concepts of “home”, “shelter” and “inhabiting the world”.
PERFORMANCE PROGRAM
GIOVEDì 19 SETTEMBRE – THURSDAY, 19 SEPTEMBER
19.09 – dalle/from 17.30
OHT – nuvolario [installazione / open studio]
Turbina 1 – installazione
about the installation
nuvolario è un progetto che guarda all’in su, un’osservazione della potenza trasformativa delle nuvole nel più illusorio meccanismo teatrale; vedere quello che non c’è. Visibili solo da lontano, le nuvole creano una tassonomia delle forme del cielo che attraversa il palcoscenico e i suoi artifici celestiali. Evanescente come una nuvola, il progetto cambia continuamente forma pur rimanendo invariato nel suo nome: nuvolario.
regia e scena Filippo Andreatta
canzone “the pure and the damned” by Oneothrix Point Never, Iggy Pop
suono Francesco D’Abbraccio (Lorem)
assistente regia Thaiz Bozano
collaborazione drammaturgica Veronica Franchi
direzione di scena Cosimo Ferrigolo
luci Filippo Andreatta, Bianca Peruzzi
consulenza musicale Davide Tomat
animale guida yún (云)
sviluppo e comunicazione Anna Benazzoli
fotografie Giacomo Bianco
creative producer Chiara Boitani
amministrazione Lucrezia Stenico
sviluppo internazionale Job Rietvelt
produzione Office for a Human Theatre [OHT]
co-produzione Fondazione I Teatri / Festival Aperto Reggio Emilia, Romaeuropa festival, Sagra Musicale Malatestiana
residenza artistica Centrale Fies, teatro alla Cartiera Rovereto
con il contributo di MiC, Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro di Trento e Rovereto
Office for a Human Theatre [OHT] fondato da Filippo Andreatta, si occupa di paesaggio e politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato. OHT scardina la gerarchia della visione e dell’ascolto lavorando in contesti urbani e non.
nuvolario is a project that looks up, an observation of the transformative power of clouds in the most illusory theatrical mechanism; seeing what is not there. Visible only from afar, clouds create a taxonomy of sky forms that crosses the stage and its celestial artifices. Evanescent as a cloud, the project constantly changes shape while remaining unchanged in its name: nuvolario.
direction and set Filippo Andreatta
song “the pure and the damned” by Oneothrix Point Never, Iggy Pop
sound Francesco D’Abbraccio (Lorem)
assistant director Thaiz Bozano
dramaturgy collaboration Veronica Franchi
stage director Cosimo Ferrigolo
light Filippo Andreatta, Bianca Peruzzi
music advice Davide Tomat
animal spirit yún (云)
development and communication Anna Benazzoli
photographs Giacomo Bianco
creative producer Chiara Boitani
administrator Lucrezia Stenico
international development Job Rietvelt
production Office for a Human Theatre [OHT]
co-production Fondazione I Teatri / Festival Aperto Reggio Emilia, Romaeuropa festival, Sagra Musicale Malatestiana
artistic residency Centrale Fies, teatro alla Cartiera Rovereto
supported by MiC, Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro di Trento e Rovereto
Office for a Human Theatre [OHT] founded by Filippo Andreatta, deals with landscape and personal politics addressed in public and private space. OHT disrupts the hierarchy of vision and listening by working in urban and non-urban contexts.
19.09 – dalle/from 17.30
Davide Savorani – NON
Forgia – Durational performance
PRESENZA DI NUDO IN SCENA
about the performance
Pensare a fatica. Sognare (quasi) canali e campi seminati. Scalare montagne, ma non è vero. Essere incollate al suolo. Sentire dolore perché loro sentono dolore. Seppellire i morti viventi. Abbassare la maschera. Pulire la vasca da bagno con disgusto. Sentirsi in colpa e dare la colpa alla guerra. Essere sconcertate dall’enormità di quanto sta accadendo. Vivere in una specie di lusso, evitare l’idea che potrebbe essere diverso. Aspettare la fine di tutto ciò che non avrà fine. Etel Adnan
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
Sì che qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi posso dirti,
Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Eugenio Montale
Abitare la Forgia come luogo del non ancora, della riparazione e del divenire.
Come spazio di lotta e desiderio tra il dover dare/prendere forma, e il rifiuto a tali obblighi.
Trovare in questa tensione la memoria di una palpitazione precedente, antica genitrice del costante farsi e disfarsi proprio alla natura del mondo.
In questa casa del non ancora – saldata tra il robusto abbraccio delle Marocche e la corsa incessante della Sarca – sentire distillarsi il volume di una possibile disobbedienza ai serrati confini delle definizioni.
Davide Savorani (Faenza, 1977) è un’artista visivo e performer la cui pratica processuale comprende molteplici media: dal disegno alla scultura, dalla scrittura alla performance. Al centro della sua ricerca risiede l’interesse ad alterare ed attivare lo spazio al fine di evidenziare la natura mutevole degli elementi esposti.
Vive e lavora a Milano.
Nel 2022 la casa editrice bruno (Venezia) ha pubblicato Argh!, un libro curato da Frida Carazzato e Caterina Riva, che raccoglie una selezione di disegni estrapolati dai diari di lavoro dell’artista tra il 2005 e il 2019. A settembre 2024 l’artista presenterà un nuovo intervento site-responsive all’interno del festival Evolving Love a Centrale Fies (IT).
Savorani ha preso parte a diversi eventi e mostre collettive, tra cui: Una Sauna, Il Colorificio, Milano (2022), Isolationkunst, Samtidskunst Museet, Roskilde (2020); Afterglow, Gavin Brown Enterprise, Rome (2019), Every time You Close Your Eyes, Tile Project Space, Milan (2018); 40° Sopra la performance, Palazzo Magnani, Bologna; News at Betty, Betty Nansen Teatret, Copenhagen (2017); People In A Building Without A Building, ex Guarmet, Milan (2016), Island Time, CAMH, Houston (2015), REVISIT, Overgaden, Copenhagen (2014); Do It: Houston, Alabama Song, Houston (2013); Prune in the Sky, Toves Galleri, Copenhagen (2012); Not an image but a whole world, Kunstraum, Vienna (2012); L’inadeguato/Lo inadecuado/The inadequate, Padiglione Spagna / La Biennale di Venezia (2011); Against Gravity, ICA, Londra (2010); HaVE A LoOk! HAve A Look!, FormContent, Londra (2010); #02 Mal d’archive, La Friche la Belle de Mai, Marsiglia (2010); Eppur si muove, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (2009).
Tra le mostre personali: Argh!, CLER, Milano (2022), Something Else I Buried Deep, CLER, Milano (2019) Noi Non Siamo Fiume, Kunsthalle Eurocenter, Lana (2016); Stressed Environment, Marselleria, Milano (2016), Green Room, Careof, Milano (2011), Gallisterna, Brown Project Space, Milano (2008).
To buzz with fatigue. To dream (almost) of canals and planted fields. To climb mountains, but it’s not true. To be glued to the ground. To hurt because they are hurting. To bury the living-dead. To lower one’s mask. To clean the bath-tub with disgust. To feel guilty and blame it on the war. To be puzzled by the enormity of what is happening. To live in a kind of luxury, avoid the idea that it could be different. To wait for the end of that which will not end.
Etel Adnan
Don’t ask us for that formula that opens worlds,
just a few twisted syllables, dry as a branch and gaunt.
Today the only thing that we can tell you is
what we are not, and what we do not want.
Eugenio Montale
To inhabit the Forgia as the place of the not-yet, of reparation and becoming.
As a space for struggle and desire in between must-give/take-shape, and the refusal of such obligations.
To find in this tension a memory of a previous palpitation, an ancient parent of a constant making and undoing, precisely in the very nature of the world.
Feeling in this house of the not-yet—soldered in the robust embrace between the Marocche and the incessant flight of the Sarca—the volume of a possible disobedience distill at the tight boundaries of definitions.
Davide Savorani (Faenza, 1977) is a visual artist and performer whose procedural practice includes multiple media: drawing to sculpture, writing to performance. At the center of his research lies the interest in altering and activating the space to highlight the changing nature of the exposed elements.
He lives and works in Milan.
In 2022, bruno (Venice) published Argh!, a book edited by Frida Carazzato and Caterina Riva, which collects a selection of drawings from the artist’s working journals between 2005 and 2019. in September 2024 he will present a new site-responsive piece as part of the Enduring Love festival at Centrale Fies, Italy. Savorani has participated in several collective events and exhibitions, including: Una. Sauna, Il Colorificio, Milano (2022), Isolationkunst, Samtidskunst Museet, Roskilde (2020); Afterglow, Gavin Brown Enterprise, Rome (2019); Every time You Close Your Eyes, Tile Project Space, Milan (2018); 40° Sopra la performance, Palazzo Magnani, Bologna; News at Betty, Betty Nansen Teatret, Copenhagen (2017); People In A Building Without A Building, ex Guarmet, Milan (2016), Island Time, CAMH, Houston (2015), REVISIT, Overgaden, Copenhagen (2014); Do It: Houston, Alabama Song, Houston (2013); Prune in the Sky, Toves Galleri, Copenhagen (2012); Not an image but a whole world, Kunstraum, Vienna (2012); L’inadeguato/Lo inadecuado/The inadequate, Padiglione Spagna / La Biennale di Venezia (2011); Against Gravity, ICA, Londra (2010); HaVE A LoOk! HAve A Look!, FormContent, Londra (2010); #02 Mal d’archive, La Friche la Belle de Mai, Marsiglia (2010); Eppur si muove, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (2009). Among the solo shows: Argh!, CLER, Milano (2022), Something Else I Buried Deep, CLER, Milano (2019) Noi Non Siamo Fiume, Kunsthalle Eurocenter, Lana (2016); Stressed Environment, Marselleria, Milano (2016), Green Room, Careof, Milano (2011), Gallisterna, Brown Project Space, Milano (2008).
19.09 – ore/h 20.00
Marco D’Agostin – Asteroide, studio visit
Turbina 2 – 40′
about the performance
La geologia e il romanticismo hanno una cosa in comune: raccontano che le cose durano a lungo. L’assurda ipotesi di un asteroide che avrebbe portato all’estinzione istantanea di tutti i dinosauri ha sconvolto la comunità scientifica negli anni ‘80: nessuno poteva accettare una storia così terribilmente affascinante ma insieme troppo inverosimile. La stessa incredulità di chi, all’improvviso, si ritrova senza un amore: è difficile accettare che la vita possa cambiare direzione in modo così repentino e crudele.
Nel nuovo spettacolo di Marco D’Agostin, la figura di un misterioso paleontologo si presenta al pubblico per discorrere di ossa, estinzioni e materiale cosmico. Appare subito chiaro che qualcosa non torna: le sue frasi si lasciano scappare dettagli sentimentali, la postura di un arto assume una bizzarra posa coreografica, la pronuncia delle parole assomiglia sempre di più a un canto. Una minaccia incombe sul corpo del divulgatore, tanto terrificante quanto la scia di un asteroide: è il musical, la forma di entertaining più paradossale ed estenuante, che sembra voler divorare la conferenza per mettere alla prova la capacità di danzare e cantare il racconto della fine.
In un corpo a corpo con Broadway, il divulgatore/performer di D’Agostin dà vita a un inedito duetto che ha per coppie di protagonisti la scienza e l’amore, l’intrattenimento e l’informazione, la vita e la morte, la danza e il teatro. Tra tradimenti, ossa di dinosauro e misteriose grotte piene di iridio, Asteroide racconta la straordinaria capacità della vita – e dunque dell’arte – di ripresentarsi sempre, in nuove forme, senza soccombere mai. E noi viventi, chiamati di continuo a ricostruirci dopo le apocalissi – che in un vertiginoso capovolgimento D’Agostin ci invita a osservare come se fossero sempre alle nostre spalle – siamo la prova che costruiamo noi stessi strato dopo strato, come il tessuto terrestre, e che le nostre biografie sono piccole ere geologiche destinate a lasciare qualcosa in eredità.
Classe 1987, è un artista attivo nel campo della danza e della performance. Nato in Veneto, da vent’anni vive e lavora a Bologna.
Ha vinto due Premi Ubu: come Miglior performer under 35 (2018) e per il Migliore spettacolo di danza (Gli anni) nel 2023. Nel 2023 gli è stato inoltre conferito il Premio Speciale Riccione per l’Innovazione Drammaturgica.
I suoi lavori si interrogano sul funzionamento della memoria, dando vita a dispositivi coreografici che a partire da archivi personali o collettivi cercano di innescare con il pubblico pratiche di partecipazione e immedesimazione. Ha studiato l’intrattenimento come forma di una specifica relazione tra performer e spettatore, prendendone in considerazione le zone d’ombra e i fallimenti come luoghi di luminose rivelazioni.
Dopo una formazione con maestri di fama internazionale (Yasmeen Godder, Nigel Charnock, Emio Greco), danza come interprete per Claudia Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio, Alessandro Sciarroni, Liz Santoro, Tabea Martin. Dal 2010 è stato ospite di numerosi progetti internazionali di ricerca coreografica (ChoreoRoam Europe, Act Your Age, Triptych). È stato per due volte tra le Priority Companies del network europeo Aerowaves. È stato ospitato nei principali festival e teatri europei (Théâtre de La Ville – Parigi, Festival d’Avignon, Kampnagel – Amburgo, Les Brigittines – Bruxelles, The Place Theatre – Londra, Julidans – Amsterdam, Santarcangelo, Drodesera, Romaeuropa, Torinodanza, OperaEstate, per citarne alcuni) e ha presentato i suoi spettacoli in molti prestigiosi contesti d’oltreoceano (Buenos Aires, Santiago del Cile, San Paolo). Dal 2019 è uno dei venti danzatori del progetto XX Dancers for the 20th century di Boris Charmartz, per il quale interpreta il repertorio Schuhplattler dello spettacolo Folk-s di A. Sciarroni. Nel 2020 è stato invitato da Marie Chouinard, direttrice della Biennale Danza, a realizzare una nuova creazione per Biennale College, mentre nel 2023 ha creato OKOKOK, commissionato da Paolo Mangiola per la compagnia nazionale maltese ZfinMalta. Ha co-curato la rassegna Thank you for coming di Centrale Fies con Barbara Boninsegna e la stagione estiva del Piccolo Teatro di Milano del 2021. Nel 2024 è andato in stampa per il Saggiatore Anni, lettere e valanghe, un volume curato da Alessandro Iachino sulle drammaturgie per la danza di D’Agostin.
Marco D’Agostin è uno dei fondatori di VAN, organismo di produzione della danza riconosciuto e sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali Italiano dal 2015. È stato inoltre il protagonista maschile del pluripremiato film “I giorni della vendemmia” di Marco Righi (menzione speciale della giuria ai Rencontres du Cinéma Italien de Grenoble, 2011).
Geology and romance have one thing in common: they tell the story that things last a long time. The absurd hypothesis of an asteroid that would lead to the instant extinction of all dinosaurs shocked the scientific community in the 1980s: no one could accept a story that was so terribly fascinating but at the same time too improbable. The same incredulity of those who suddenly find themselves without a lover: it is difficult to accept that life can change direction so suddenly and cruelly.
In Marco D’Agostin’s new show, the figure of a mysterious palaeontologist presents himself to the audience to discuss bones, extinctions and cosmic material. It soon becomes clear that something is not right: his phrases reveal sentimental details, the posture of a limb takes on a bizarre choreographic pose, the pronunciation of words increasingly resembles singing. A threat looms over the scientist’s body, as terrifying as the trajectory of an asteroid: it is the musical, the most paradoxical and exhausting form of entertainment, which seems to want to destroy the lecture in order to test the ability to dance and sing the tale of the end.
In a hand-to-hand battle with Broadway, D’Agostin’s populariser/performer gives life to an unprecedented duet that pairs science and love, entertainment and information, life and death, dance and theatre. Between betrayals, dinosaur bones and mysterious caves full of iridium, Asteroid recounts the extraordinary capacity of life – and therefore of art – to always reappear, in new forms, without ever giving up. And we living beings, continually called upon to rebuild ourselves after apocalypses – which in a vertiginous reversal D’Agostin invites us to observe as if they were always behind us – are proof that we build ourselves up layer by layer, like the fabric of the earth, and that our biographies are small geological eras destined to leave something behind.
Marco D’Agostin is the winner of the 2018 UBU Award for Best Performer Under 35 and the 2023 UBU Award for Best Dance Performance (The Years). In 2023 he was awarded the 4th Riccione Special Prize for dramaturgical innovation. He is an associate artist of the Piccolo Teatro in Milan. His works question the functioning of memory, giving life to choreographic devices that starting from personal or collective archives seek to trigger with the audience practices of participation and identification. He has studied entertainment as a form of a specific relationship between performer and spectator, taking its shadowy areas and failures as sites of luminous revelations. His dance, a complex geography in which sounds, words and movements continually collide, always tends toward the emotional compromise of the performer and the spectator. After training with internationally renowned masters (Yasmeen Godder, Nigel Charnock, Emio Greco), he danced as a performer for Claudia Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio, Alessandro Sciarroni, Liz Santoro, Tabea Martin. Since 2010, he has been taking part in international choreographic research projects (ChoreoRoam Europe, Act Your Age, Triptych). He has twice been among the Priority Companies of the European network Aerowaves. He has been hosted in the main European festivals and theaters (Théâtre de La Ville and Théâtre Chaillot – Paris, Festival d’Avignon, Kampnagel – Hamburg, Les Brigittines – Brussels, The Place Theatre – London, Julidans – Amsterdam, Santarcangelo, Romaeuropa, Torinodanza, OperaEstate, to name a few) and has presented his shows in many prestigious overseas contexts (Buenos Aires, Santiago de Chile, São Paulo). As of 2019, he is one of the twenty dancers in Boris Charmartz’ XX Dancers for the 20th century project, for which he interprets the Schuhplattler repertoire from A. Sciarroni’s Folk-s show. In 2020 he was invited by Marie Chouinard, director of the Biennale Danza, to make a new creation for Biennale College, while in 2023 he created OKOKOK, commissioned by Paolo Mangiola for the Maltese national company ZfinMalta. He co-curated Centrale Fies’ programmatic Thank you for coming and Ogni volta unica la fine del mondo, Piccolo Teatro of Milan’s 2021 summer season. In 2024, Years, Letters and Avalanches, a volume co-written with Alessandro Iachino on his dramaturgies for dance, was published by Il Saggiatore. Marco D’Agostin is one of the founders of VAN, a dance production organization recognized and supported by the Italian Ministry of Cultural Heritage and Activities since 2015. He was also the male lead in Marco Righi’s award-winning film Days of harvest (special mention of the jury at Rencontres du Cinéma Italien de Grenoble, 2011).
19.09 – ore/h 21.30
Anagoor – Bromio. La vita indistruttibile
Sala Comando – 120′
PRESENZA DI LUCI STROBO E VOLUMI ALTI
about the performance
Nell’incrocio di danza, performance e teatro, BROMIO dispiega un rituale poetico di trance. Un gruppo di individui si imbarca alla ricerca di stati di coscienza che permettano loro di uscire dal tessuto sociale di normalità in cui vivono. BROMIO è la possibilità di un incontro con l’Altro in noi e intorno a noi.
È l’invito a una società urbana a incontrare se stessa e a sperimentare nuovamente la comunità. Lì, dove le memorie individuali e collettive si incontrano seminascoste. L’ambizione del gruppo è di vedere le diverse forme della sua pratica riconosciute e, magari, esercitate da molti, da tutta la comunità.
L’irruzione vittoriosa di Bromio significa che l’alterità si installa, con tutti gli onori, benché nella sua forma transitoria ed effimera, al centro del dispositivo sociale.
At the intersection of dance, performance and theatre, BROMIO unfolds a poetic trance ritual. A group of individuals embarks on a quest for states of consciousness that allow them to escape from the social fabric of ordinariness in which they live. BROMIO is the possibility of an encounter with the Other in us and around us.It is an invitation to an urban society to meet itself and experience community again. There where individual and collective memories meet half-hidden. The ambition of the group is to see the different forms of its practice recognised and, perhaps, exercised by many, by the whole community.The victorious irruption of Bromio means that otherness is installed with all honours, albeit in its transitory and ephemeral form, at the centre of the social device.
La compagnia Anagoor si configura come un esperimento di collettività dove, alla direzione di Simone Derai e Marco Menegoni, si affiancano le presenze di Patrizia Vercesi, Mauro Martinuz, Giulio Favotto e continuano a unirsi artisti che ne arricchiscono il percorso e ne rimarcano la natura di collettivo. Il teatro di Anagoor risponde a un’estetica iconica dove performing art, filosofia, letteratura e scena ipermediale entrano in dialogo pretendendo, con forza, di rimanere teatro.
Anagoor is structured as a collective experiment where, under the direction of Simone Derai and Marco Menegoni, the presence of Patrizia Vercesi, Mauro Martinuz, and Giulio Favotto is complemented by other artists who continually join the group, enriching the journey and emphasising its cooperative nature. Anagoor’s theatre adheres to an iconic aesthetic where performing arts, philosophy, literature, and a hypermedia approach to the stage engage in dialogue, firmly claiming their place within the realm of theatre.
VENERDì 20 SETTEMBRE – FRIDAY, 20 SEPTEMBER
20.09 – dalle/from 17.30
OHT – nuvolario [installazione / open studio]
Turbina 1 – installazione
about the installation
nuvolario è un progetto che guarda all’in su, un’osservazione della potenza trasformativa delle nuvole nel più illusorio meccanismo teatrale; vedere quello che non c’è. Visibili solo da lontano, le nuvole creano una tassonomia delle forme del cielo che attraversa il palcoscenico e i suoi artifici celestiali. Evanescente come una nuvola, il progetto cambia continuamente forma pur rimanendo invariato nel suo nome: nuvolario.
regia e scena Filippo Andreatta
canzone “the pure and the damned” by Oneothrix Point Never, Iggy Pop
suono Francesco D’Abbraccio (Lorem)
assistente regia Thaiz Bozano
collaborazione drammaturgica Veronica Franchi
direzione di scena Cosimo Ferrigolo
luci Filippo Andreatta, Bianca Peruzzi
animale guida yún (云)
sviluppo e comunicazione Anna Benazzoli
fotografie Giacomo Bianco
creative producer Chiara Boitani
amministrazione Lucrezia Stenico
sviluppo internazionale Job Rietvelt
produzione Office for a Human Theatre [OHT]
co-produzione Fondazione I Teatri / Festival Aperto Reggio Emilia, Romaeuropa festival,
Sagra Musicale Malatestiana
residenza artistica Centrale Fies, teatro alla Cartiera Rovereto
con il contributo di MiC, Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro di Trento e
Rovereto
Office for a Human Theatre [OHT] fondato da Filippo Andreatta, si occupa di paesaggio e politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato. OHT scardina la gerarchia della visione e dell’ascolto lavorando in contesti urbani e non.
direction and set Filippo Andreatta
song “the pure and the damned” by Oneothrix Point Never, Iggy Pop
sound Francesco D’Abbraccio (Lorem)
assistant director Thaiz Bozano
dramaturgy collaboration Veronica Franchi
stage director Cosimo Ferrigolo
light Filippo Andreatta, Bianca Peruzzi
animal spirit yún (云)
development and communication Anna Benazzoli
photographs Giacomo Bianco
creative producer Chiara Boitani
administrator Lucrezia Stenico
international development Job Rietvelt
production Office for a Human Theatre [OHT]
co-production Fondazione I Teatri / Festival Aperto Reggio Emilia, Romaeuropa festival,
Sagra Musicale Malatestiana
artistic residency Centrale Fies, teatro alla Cartiera Rovereto
supported by MiC, Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro di Trento e Rovereto
nuvolario is a project that looks up, an observation of the transformative power of clouds in the most illusory theatrical mechanism; seeing what is not there. Visible only from afar, clouds create a taxonomy of sky forms that crosses the stage and its celestial artifices. Evanescent as a cloud, the project constantly changes shape while remaining unchanged in its name: nuvolario.
Office for a Human Theatre [OHT] founded by Filippo Andreatta, deals with landscape and personal politics addressed in public and private space. OHT disrupts the hierarchy of vision and listening by working in urban and non-urban contexts.
20.09 – dalle/from 17.30
Davide Savorani – NON
Forgia – Durational performance
PRESENZA DI NUDO IN SCENA
about the performance
Pensare a fatica. Sognare (quasi) canali e campi seminati. Scalare montagne, ma non è vero. Essere incollate al suolo. Sentire dolore perché loro sentono dolore. Seppellire i morti viventi. Abbassare la maschera. Pulire la vasca da bagno con disgusto. Sentirsi in colpa e dare la colpa alla guerra. Essere sconcertate dall’enormità di quanto sta accadendo. Vivere in una specie di lusso, evitare l’idea che potrebbe essere diverso. Aspettare la fine di tutto ciò che non avrà fine. Etel Adnan
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
Sì che qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi posso dirti,
Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Eugenio Montale
Abitare la Forgia come luogo del non ancora, della riparazione e del divenire.
Come spazio di lotta e desiderio tra il dover dare/prendere forma, e il rifiuto a tali obblighi.
Trovare in questa tensione la memoria di una palpitazione precedente, antica genitrice del costante farsi e disfarsi proprio alla natura del mondo.
In questa casa del non ancora – saldata tra il robusto abbraccio delle Marocche e la corsa incessante della Sarca – sentire distillarsi il volume di una possibile disobbedienza ai serrati confini delle definizioni.
Davide Savorani (Faenza, 1977) è un’artista visivo e performer la cui pratica processuale comprende molteplici media: dal disegno alla scultura, dalla scrittura alla performance. Al centro della sua ricerca risiede l’interesse ad alterare ed attivare lo spazio al fine di evidenziare la natura mutevole degli elementi esposti.
Vive e lavora a Milano.
Nel 2022 la casa editrice bruno (Venezia) ha pubblicato Argh!, un libro curato da Frida Carazzato e Caterina Riva, che raccoglie una selezione di disegni estrapolati dai diari di lavoro dell’artista tra il 2005 e il 2019. A settembre 2024 l’artista presenterà un nuovo intervento site-responsive all’interno del festival Evolving Love a Centrale Fies (IT).
Savorani ha preso parte a diversi eventi e mostre collettive, tra cui: Una Sauna, Il Colorificio, Milano (2022), Isolationkunst, Samtidskunst Museet, Roskilde (2020); Afterglow, Gavin Brown Enterprise, Rome (2019), Every time You Close Your Eyes, Tile Project Space, Milan (2018); 40° Sopra la performance, Palazzo Magnani, Bologna; News at Betty, Betty Nansen Teatret, Copenhagen (2017); People In A Building Without A Building, ex Guarmet, Milan (2016), Island Time, CAMH, Houston (2015), REVISIT, Overgaden, Copenhagen (2014); Do It: Houston, Alabama Song, Houston (2013); Prune in the Sky, Toves Galleri, Copenhagen (2012); Not an image but a whole world, Kunstraum, Vienna (2012); L’inadeguato/Lo inadecuado/The inadequate, Padiglione Spagna / La Biennale di Venezia (2011); Against Gravity, ICA, Londra (2010); HaVE A LoOk! HAve A Look!, FormContent, Londra (2010); #02 Mal d’archive, La Friche la Belle de Mai, Marsiglia (2010); Eppur si muove, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (2009).
Tra le mostre personali: Argh!, CLER, Milano (2022), Something Else I Buried Deep, CLER, Milano (2019) Noi Non Siamo Fiume, Kunsthalle Eurocenter, Lana (2016); Stressed Environment, Marselleria, Milano (2016), Green Room, Careof, Milano (2011), Gallisterna, Brown Project Space, Milano (2008).
To buzz with fatigue. To dream (almost) of canals and planted fields. To climb mountains, but it’s not true. To be glued to the ground. To hurt because they are hurting. To bury the living-dead. To lower one’s mask. To clean the bath-tub with disgust. To feel guilty and blame it on the war. To be puzzled by the enormity of what is happening. To live in a kind of luxury, avoid the idea that it could be different. To wait for the end of that which will not end.
Etel Adnan
Don’t ask us for that formula that opens worlds,
just a few twisted syllables, dry as a branch and gaunt.
Today the only thing that we can tell you is
what we are not, and what we do not want.
Eugenio Montale
To inhabit the Forgia as the place of the not-yet, of reparation and becoming.
As a space for struggle and desire in between must-give/take-shape, and the refusal of such obligations.
To find in this tension a memory of a previous palpitation, an ancient parent of a constant making and undoing, precisely in the very nature of the world.
Feeling in this house of the not-yet—soldered in the robust embrace between the Marocche and the incessant flight of the Sarca—the volume of a possible disobedience distill at the tight boundaries of definitions.
Davide Savorani (Faenza, 1977) is a visual artist and performer whose procedural practice includes multiple media: drawing to sculpture, writing to performance. At the center of his research lies the interest in altering and activating the space to highlight the changing nature of the exposed elements.
He lives and works in Milan.
In 2022, bruno (Venice) published Argh!, a book edited by Frida Carazzato and Caterina Riva, which collects a selection of drawings from the artist’s working journals between 2005 and 2019. in September 2024 he will present a new site-responsive piece as part of the Enduring Love festival at Centrale Fies, Italy. Savorani has participated in several collective events and exhibitions, including: Una. Sauna, Il Colorificio, Milano (2022), Isolationkunst, Samtidskunst Museet, Roskilde (2020); Afterglow, Gavin Brown Enterprise, Rome (2019); Every time You Close Your Eyes, Tile Project Space, Milan (2018); 40° Sopra la performance, Palazzo Magnani, Bologna; News at Betty, Betty Nansen Teatret, Copenhagen (2017); People In A Building Without A Building, ex Guarmet, Milan (2016), Island Time, CAMH, Houston (2015), REVISIT, Overgaden, Copenhagen (2014); Do It: Houston, Alabama Song, Houston (2013); Prune in the Sky, Toves Galleri, Copenhagen (2012); Not an image but a whole world, Kunstraum, Vienna (2012); L’inadeguato/Lo inadecuado/The inadequate, Padiglione Spagna / La Biennale di Venezia (2011); Against Gravity, ICA, Londra (2010); HaVE A LoOk! HAve A Look!, FormContent, Londra (2010); #02 Mal d’archive, La Friche la Belle de Mai, Marsiglia (2010); Eppur si muove, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (2009). Among the solo shows: Argh!, CLER, Milano (2022), Something Else I Buried Deep, CLER, Milano (2019) Noi Non Siamo Fiume, Kunsthalle Eurocenter, Lana (2016); Stressed Environment, Marselleria, Milano (2016), Green Room, Careof, Milano (2011), Gallisterna, Brown Project Space, Milano (2008).
20.09 – ore/h 18.30
Elena Rivoltini – nothing deeper, Studio visit
Sala Comando – 30-40′
Ricerca sostenuta da FONDO con il sostegno di Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Triennale Milano Teatro in dialogo con Michelle Moura, Ntando Cele, Julian Hetzel, Alex Baczynski-Jenkins, Ayesha Hameed
about the performance
Elena Rivoltini racconta la sua ricerca attualmente in corso su voce, estasi e percezione sottoforma di studio visit. Partendo da una prospettiva femminista, incarnata e intersezionale, il progetto riflette sulle possibilità di generare nuovi immaginari corporei in una pratica di field recording del paesaggio anatomico interiore e di ascolto collettivo. Un concerto per organi, una glossolalia polmonare, una lezione anatomica sovvertita, una ribellione contro le pratiche di medicalizzazione dei corpi femminili e marginalizzati.
Elena Rivoltini è performer, sound artist e curatrice. Diplomata all’Accademia del Piccolo Teatro di Milano, studia canto rinascimentale e barocco specializzandosi in polifonia vocale antica e musica elettronica. Indaga la voce, la respirazione e la propriocezione queerizzando visioni e sensi. Debutta come interprete per Bob Wilson e lavora con teatri, musei e istituzioni artistiche tra cui Biennale Musica e Biennale Teatro di Venezia, Piccolo Teatro di Milano, ERT, Teatro India e Argentina di Roma, Triennale Milano, Teatro Franco Parenti, LAC Lugano, Festival Catalysi – Societas Raffaello Sanzio e Théâtre National Wallonie-Bruxelles. Parla cinque lingue e cura un archivio di voci in via d’estinzione e glossolalie.
Elena Rivoltini shares her ongoing research on voice, ecstasy, and perception in the form of a studio visit. Starting from a feminist, embodied, and intersectional perspective, the project reflects on the possibilities of generating new bodily imaginaries through a practice of field recording of the inner anatomical landscape and collective listening. A concert for organs, a pulmonary glossolalia, a subverted anatomy lesson, a rebellion against the medicalization practices of female and marginalized bodies.
Elena Rivoltini is a performer, sound artist, and curator. She graduated from the Piccolo Teatro Academy in Milan and studied Renaissance and Baroque singing, specializing in ancient vocal polyphony and electronic music. She investigates voice, breathing and proprioception enacting a queer mode of critique that demands a retraining of our vision and a reconnection with our senses.
She debuted as a performer for Bob Wilson and has worked with theaters, museums, and artistic institutions such as the Venice Biennale Music and Theater, Piccolo Teatro di Milano, ERT, Teatro India and Argentina in Rome, Triennale Milano, Teatro Franco Parenti, LAC Lugano, Festival Catalysi-Societas Raffaello Sanzio, and Théâtre National Wallonie-Bruxelles. She speaks five languages and curates an archive of endangered voices and glossolalia.
20.09 – ore/h 20:30
Sergi Casero Nieto – No pares (sigue, sigue) [open studio]
Mezzelune – 60′
about the performance
No Pares (sigue, sigue) è una performance partecipativa che esplora le violenze nascoste dietro le forze produttive del desiderio neoliberale; mostrando la colpa, l’autopunizione e l’insoddisfazione che abitano nelle nuove logiche di produttività e autorealizzazione proprie del capitalismo edonistico.
Tra una lezione di spinning e una conferenza performativa, il pezzo si presenta come un moderno Sisifo intrappolato in un incessante pedale, una performance che si ripete in loop cercando di superare se stessa. Con un tono euforico e musica merengue house in sottofondo, il pubblico lentamente viene sedotto a far parte di questo delirio auto-sfruttante.
Oltre a indicare l’incompatibilità delle temporalità e delle narrazioni neoliberiste sui nostri corpi, la performance propone strategie di resistenza che ci permettano di rompere l’inerzia della produttività neoliberista e i suoi meccanismi di seduzione.
No Pares (sigue, sigue) esplora il dormire e l’atto di sognare, come spazi di pausa dove non si produce né si consuma, un baluardo dove immaginare nuovi sistemi e strategie che ci consentano collettivamente di unire le forze per fermare l’inerzia.
Sergi Casero Nieto è un teatrale, performer e designer spagnolo con sede ad Amsterdam. Ha conseguito una laurea in design grafico presso l’Elisava Barcelona School of Design (2013) e un Master in Information Design presso la Design Academy Eindhoven (2020). Il suo lavoro si colloca all’intersezione tra design, performance e ricerca. Nelle sue produzioni, svela gli impatti violenti, seppur sottili, delle narrazioni egemoniche sulla nostra vita quotidiana.
La sua ultima performance “El Pacto del Olvido” (2022), riguardante la trasmissione intergenerazionale de la dittattura di Franco in Spagna – sviluppata presso la Live Works Free School of Performance e prodotta da Centrale Fies – è stata presentata in numerosi festival e istituzioni come Auawirleben (Bern, CH, 2024), Festival Colline Torinesi (Torino, IT, 2023), Zona K (Milano, IT, 2023), B.Motion Festival (Bassano del Grappa, IT, 2023), Enduring Love Festival (Centrale Fies, Dro, IT, 2023). Altre performance come “Concluded without Agreement” (2021) o “Hasta las Piedras Lo Saben” (2021) sono state presentate in istituzioni culturali come Veem House for Performance (Amsterdam, NL, 2021), Van Abbemuseum (Eindhoven NL, 2021), Het Nieuwe Instituut (Rotterdam, NL, 2021), Matadero (Madrid, ES, 2022), Centre d’Art Santa Monica (Barcellona, ES, 2022), Noorderlicht (Groninguen, NL, 2021). È stato selezionato per residenze internazionali come il Centro de Residencias Trimestrales Matadero (Madrid, 2023) e la Live Works-Free School of Performance presso Centrale Fies (Dro, IT, 2021).
No Pares (sigue, sigue) [Don’t Stop (Keep going, keep going)] explores the violences hidden behind the productive forces of neoliberal desire, revealing the guilt, self-punishment, and dissatisfaction that inhabit the new logics of productivity and self-realization inherent in hedonic capitalism.
Situated between a spinning class and a performative lecture, the piece presents itself as a modern Sisyphus trapped in incessant pedaling, a performance looping endlessly in an attempt to surpass itself. With an euphoric tone and merengue house music in the background, the audience is slowly seduced into becoming part of this self-exploitative delirium.
Beyond highlighting the incompatibility of neoliberal temporalities and narratives on our bodies, the performance proposes resistance strategies that allow us to break with the inertia of neoliberal productivity and its mechanisms of seduction.
No Pares (sigue, sigue) explores sleeping and dreaming as spaces of pause where nothing is produced or consumed, a bastion where we can imagine new systems and strategies that collectively enable us to unite forces to break the inertia and stop.
Sergi Casero is a Amsterdam based performance-maker and designer from Barcelona.
Holding a bachelor on graphic design from Elisava Barcelona School of design (2013) and a Master on Information Design from Design Academy Eindhoven (2020). His Work is situated in the intersection of design, performance, and research. In his productions, he unveils the subtle, yet significant, violent impacts hegemonic narratives have on our daily lives.
His latest performance “El Pacto del Olvido” (2022), about the the intergenerational transmission of Franco’s dictatorship in Spain –developed in Live Works Free school of performance and produced by Centrale Fies– has been presented in multiple festivals and institutions such as Auawirleben (Bern. CH. 2024), Festival Colline Torinesi (Turin, IT. 2023), Zona K (Milano, IT. 2023), B.Motion Festival (Bassano del Grappa, IT. 2023), Enduring Love Festival ( Centrale Fies, Dro, IT. 2023). Other performances such as “Concluded without Agreement” (2021) or “Hasta las Piedras Lo Saben” (2021) have been presented in cultural institutions such as: Veem House for Performance (Amsterdam, NL, 2021), Van Abbemuseum (Eindhoven NL. 2021), Het Nieuwe Instituut (Rotterdam, NL. 2021), Matadero (Madrid, ES. 2022), Centre d’Art Santa Monica (Barcelona, ES. 2022), Noorderlicht (Groninguen, NL. 2021).
He has been selected for international residencies such as Centro de Residencias Trimestrales Matadero (Madrid, 2023) and Live Works-Free School of Performance in Centrale Fies, (Dro, IT. 2021)
20.09 – ore/h 22:00
Giulia Damiani – Heart Brake
Turbina 2 – 45′
about the performance
Heart Brake scruta nella fessura del cuore che si spezza a causa di oppressioni sistemiche. La performance ricerca come questo sentimento possa essere un personaggio e un luogo in cui viviamo. In questo work-in-progress Giulia Damiani invita Luísa Saraiva a articolare la voce della protagonista, storicamente una figura popolare messa a tacere dalla violenza patriarcale. Le due esplorano la fisicità dei registri vocali al di là dei confini di genere, incarnando l’immaginario che deriva dalla spaccatura manuale della roccia. Colpiti, vibrano diversi tipi di corpi. Rielaborano le tradizioni canore popolari relative a questa professione antica, rivelando narrazioni dirompenti registrate nell’oralità. La partitura coreografica emerge nel movimento tra il respiro, la voce e il canto; segnalando l’ironia sovversiva che si sperimenta nel percorso di liberazione di sé e dell’altra.
Giulia Damiani è un’artista che lavora con testo e performance, di base a Amsterdam. Il suo prossimo lavoro Heart Brake sarà presentato in anteprima a Centrale Fies a settembre 2024 ed è supportato da Mondriaan Fonds e Amsterdams Fonds voor de Kunst. Nel 2022 è uscito il libro ‘Ritual and Display’ che ha curato per If I Can’t Dance, I Don’t Want to be Part of Your Revolution (Amsterdam). Ha conseguito un dottorato di ricerca su performance e femminismi presso la Goldsmiths University di Londra.
Heart Brake is a performance for three womxn. It bears witness to how a feeling can be a character and a place we live in, peaking into the crevice of the breaking heart. In this work-in-progress Giulia Damiani invites Luísa Saraiva to find and articulate the voice of the main character, historically a folk figure silenced by patriarchal violence. The two explore the physicality of vocal registers beyond gender binaries while embodying the sounding and imagery of rock-splitting. Stricken, different kinds of bodies vibrate. They rework the folk singing traditions surrounding this ancient profession revealing disruptive narratives registered in orality. The choreographic score emerges in the movement between breath, voice and song; signalling the anxiety and worry that are experienced in the path to setting oneself, and each other, free.
Giulia Damiani in artist working with text and performance, based in Amsterdam. Her upcoming work Heart Brake will premiere in Centrale Fies, Italy in September 2024 and is supported by Mondriaan Fonds e Amsterdams Fonds voor de Kunst. Her edited book Ritual and Display for If I Can’t Dance, I Don’t Want to be Part of Your Revolution (Amsterdam) came out in 2022. She holds a PhD from Goldsmiths University, London.
20.09 – ore/h 23:00
Giulia Crispiani – Per ricantare amore
Sala Comando – 40′
about the performance
Giulia Crispiani (Ancona, 1986) è una scrittrice e artista visiva che vive e lavora a Roma, dove collabora con Nero Editions. È autrice dei libri Incontri in luoghi straordinari / Meetings at remarkable places (Nero Editions 2020), What if Every Farewell Would Be Followed by a Love Letter (Union Editions 2020), What if I can’t say goodbye (Union Editions 2021), Petra (Rerun books 2018), e coautrice di غم/Tristezza/Sorrow (con Golrokh Nafisi, Oreri 2021) e Albe e Tramonti di Praiano* (con Michele Bertolino, Oreri 2022).
Giulia Crispiani is a writer and visual artist based in Rome, where she is an editor for NERO Editions. She is the author of the books Incontri in luoghi straordinari / Meetings at remarkable places (Nero Editions 2020), What if Every Farewell Would Be Followed by a Love Letter (Union Editions 2020), What if I can’t say goodbye (Union Editions 2021), Petra (Rerun books 2018), and co-author of غم/Tristezza/Sorrow (with Golrokh Nafisi, Oreri 2021) and Albe e Tramonti di Praiano* (with Michele Bertolino, Oreri 2022).
SABATO 21 SETTEMBRE – SATURDAY, 21 SEPTEMBER
21.09 – dalle/from 17.30
OHT – nuvolario [installazione / open studio]
Turbina 1 – installazione
about the installation
nuvolario è un progetto che guarda all’in su, un’osservazione della potenza trasformativa delle nuvole nel più illusorio meccanismo teatrale; vedere quello che non c’è. Visibili solo da lontano, le nuvole creano una tassonomia delle forme del cielo che attraversa il palcoscenico e i suoi artifici celestiali. Evanescente come una nuvola, il progetto cambia continuamente forma pur rimanendo invariato nel suo nome: nuvolario.
regia e scena Filippo Andreatta
canzone “the pure and the damned” by Oneothrix Point Never, Iggy Pop
suono Francesco D’Abbraccio (Lorem)
assistente regia Thaiz Bozano
collaborazione drammaturgica Veronica Franchi
direzione di scena Cosimo Ferrigolo
luci Filippo Andreatta, Bianca Peruzzi
animale guida yún (云)
sviluppo e comunicazione Anna Benazzoli
fotografie Giacomo Bianco
creative producer Chiara Boitani
amministrazione Lucrezia Stenico
sviluppo internazionale Job Rietvelt
produzione Office for a Human Theatre [OHT]
co-produzione Fondazione I Teatri / Festival Aperto Reggio Emilia, Romaeuropa festival,
Sagra Musicale Malatestiana
residenza artistica Centrale Fies, teatro alla Cartiera Rovereto
con il contributo di MiC, Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro di Trento e
Rovereto
Office for a Human Theatre [OHT] fondato da Filippo Andreatta, si occupa di paesaggio e politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato. OHT scardina la gerarchia della visione e dell’ascolto lavorando in contesti urbani e non.
nuvolario is a project that looks up, an observation of the transformative power of clouds in the most illusory theatrical mechanism; seeing what is not there. Visible only from afar, clouds create a taxonomy of sky forms that crosses the stage and its celestial artifices. Evanescent as a cloud, the project constantly changes shape while remaining unchanged in its name: nuvolario.
direction and set Filippo Andreatta
song “the pure and the damned” by Oneothrix Point Never, Iggy Pop
sound Francesco D’Abbraccio (Lorem)
assistant director Thaiz Bozano
dramaturgy collaboration Veronica Franchi
stage director Cosimo Ferrigolo
light Filippo Andreatta, Bianca Peruzzi
animal spirit yún (云)
development and communication Anna Benazzoli
photographs Giacomo Bianco
creative producer Chiara Boitani
administrator Lucrezia Stenico
international development Job Rietvelt
production Office for a Human Theatre [OHT]
co-production Fondazione I Teatri / Festival Aperto Reggio Emilia, Romaeuropa festival,
Sagra Musicale Malatestiana
artistic residency Centrale Fies, teatro alla Cartiera Rovereto
supported by MiC, Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro di Trento e Rovereto
nuvolario is a project that looks up, an observation of the transformative power of clouds in the most illusory theatrical mechanism; seeing what is not there. Visible only from afar, clouds create a taxonomy of sky forms that crosses the stage and its celestial artifices. Evanescent as a cloud, the project constantly changes shape while remaining unchanged in its name: nuvolario.
21.09 – dalle/from 17.30
Davide Savorani – NON
Forgia – Durational performance
PRESENZA DI NUDO IN SCENA
about the performance
Pensare a fatica. Sognare (quasi) canali e campi seminati. Scalare montagne, ma non è vero. Essere incollate al suolo. Sentire dolore perché loro sentono dolore. Seppellire i morti viventi. Abbassare la maschera. Pulire la vasca da bagno con disgusto. Sentirsi in colpa e dare la colpa alla guerra. Essere sconcertate dall’enormità di quanto sta accadendo. Vivere in una specie di lusso, evitare l’idea che potrebbe essere diverso. Aspettare la fine di tutto ciò che non avrà fine. Etel Adnan
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
Sì che qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi posso dirti,
Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Eugenio Montale
Abitare la Forgia come luogo del non ancora, della riparazione e del divenire.
Come spazio di lotta e desiderio tra il dover dare/prendere forma, e il rifiuto a tali obblighi.
Trovare in questa tensione la memoria di una palpitazione precedente, antica genitrice del costante farsi e disfarsi proprio alla natura del mondo.
In questa casa del non ancora – saldata tra il robusto abbraccio delle Marocche e la corsa incessante della Sarca – sentire distillarsi il volume di una possibile disobbedienza ai serrati confini delle definizioni.
Davide Savorani (Faenza, 1977) è un’artista visivo e performer la cui pratica processuale comprende molteplici media: dal disegno alla scultura, dalla scrittura alla performance. Al centro della sua ricerca risiede l’interesse ad alterare ed attivare lo spazio al fine di evidenziare la natura mutevole degli elementi esposti.
Vive e lavora a Milano.
Nel 2022 la casa editrice bruno (Venezia) ha pubblicato Argh!, un libro curato da Frida Carazzato e Caterina Riva, che raccoglie una selezione di disegni estrapolati dai diari di lavoro dell’artista tra il 2005 e il 2019. A settembre 2024 l’artista presenterà un nuovo intervento site-responsive all’interno del festival Evolving Love a Centrale Fies (IT).
Savorani ha preso parte a diversi eventi e mostre collettive, tra cui: Una Sauna, Il Colorificio, Milano (2022), Isolationkunst, Samtidskunst Museet, Roskilde (2020); Afterglow, Gavin Brown Enterprise, Rome (2019), Every time You Close Your Eyes, Tile Project Space, Milan (2018); 40° Sopra la performance, Palazzo Magnani, Bologna; News at Betty, Betty Nansen Teatret, Copenhagen (2017); People In A Building Without A Building, ex Guarmet, Milan (2016), Island Time, CAMH, Houston (2015), REVISIT, Overgaden, Copenhagen (2014); Do It: Houston, Alabama Song, Houston (2013); Prune in the Sky, Toves Galleri, Copenhagen (2012); Not an image but a whole world, Kunstraum, Vienna (2012); L’inadeguato/Lo inadecuado/The inadequate, Padiglione Spagna / La Biennale di Venezia (2011); Against Gravity, ICA, Londra (2010); HaVE A LoOk! HAve A Look!, FormContent, Londra (2010); #02 Mal d’archive, La Friche la Belle de Mai, Marsiglia (2010); Eppur si muove, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (2009).
Tra le mostre personali: Argh!, CLER, Milano (2022), Something Else I Buried Deep, CLER, Milano (2019) Noi Non Siamo Fiume, Kunsthalle Eurocenter, Lana (2016); Stressed Environment, Marselleria, Milano (2016), Green Room, Careof, Milano (2011), Gallisterna, Brown Project Space, Milano (2008).
To buzz with fatigue. To dream (almost) of canals and planted fields. To climb mountains, but it’s not true. To be glued to the ground. To hurt because they are hurting. To bury the living-dead. To lower one’s mask. To clean the bath-tub with disgust. To feel guilty and blame it on the war. To be puzzled by the enormity of what is happening. To live in a kind of luxury, avoid the idea that it could be different. To wait for the end of that which will not end.
Etel Adnan
Don’t ask us for that formula that opens worlds,
just a few twisted syllables, dry as a branch and gaunt.
Today the only thing that we can tell you is
what we are not, and what we do not want.
Eugenio Montale
To inhabit the Forgia as the place of the not-yet, of reparation and becoming.
As a space for struggle and desire in between must-give/take-shape, and the refusal of such obligations.
To find in this tension a memory of a previous palpitation, an ancient parent of a constant making and undoing, precisely in the very nature of the world.
Feeling in this house of the not-yet—soldered in the robust embrace between the Marocche and the incessant flight of the Sarca—the volume of a possible disobedience distill at the tight boundaries of definitions.
Davide Savorani (Faenza, 1977) is a visual artist and performer whose procedural practice includes multiple media: drawing to sculpture, writing to performance. At the center of his research lies the interest in altering and activating the space to highlight the changing nature of the exposed elements.
He lives and works in Milan.
In 2022, bruno (Venice) published Argh!, a book edited by Frida Carazzato and Caterina Riva, which collects a selection of drawings from the artist’s working journals between 2005 and 2019. in September 2024 he will present a new site-responsive piece as part of the Enduring Love festival at Centrale Fies, Italy. Savorani has participated in several collective events and exhibitions, including: Una. Sauna, Il Colorificio, Milano (2022), Isolationkunst, Samtidskunst Museet, Roskilde (2020); Afterglow, Gavin Brown Enterprise, Rome (2019); Every time You Close Your Eyes, Tile Project Space, Milan (2018); 40° Sopra la performance, Palazzo Magnani, Bologna; News at Betty, Betty Nansen Teatret, Copenhagen (2017); People In A Building Without A Building, ex Guarmet, Milan (2016), Island Time, CAMH, Houston (2015), REVISIT, Overgaden, Copenhagen (2014); Do It: Houston, Alabama Song, Houston (2013); Prune in the Sky, Toves Galleri, Copenhagen (2012); Not an image but a whole world, Kunstraum, Vienna (2012); L’inadeguato/Lo inadecuado/The inadequate, Padiglione Spagna / La Biennale di Venezia (2011); Against Gravity, ICA, Londra (2010); HaVE A LoOk! HAve A Look!, FormContent, Londra (2010); #02 Mal d’archive, La Friche la Belle de Mai, Marsiglia (2010); Eppur si muove, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (2009). Among the solo shows: Argh!, CLER, Milano (2022), Something Else I Buried Deep, CLER, Milano (2019) Noi Non Siamo Fiume, Kunsthalle Eurocenter, Lana (2016); Stressed Environment, Marselleria, Milano (2016), Green Room, Careof, Milano (2011), Gallisterna, Brown Project Space, Milano (2008).
21.09 – ore/h 19.30
Vashish Soobah – Perle Sparse / Perles fanné par tous
Mezzelune – 30′
about the performance
Siamo una collana di perle che è stata recisa; le perle sono rimbalzate da tutte le parti.
(Cristina Ali Farah)
Perle Sparse è un’installazione attorno al tema del viaggio e del ritorno al proprio Paese di origine.
Un viaggio da Mauritius all’Europa e dall’Europa a Mauritius; una mappa geografica multimediale e immaginaria, un percorso narrativo e sensoriale tra i ricordi, una riflessione su cosa si porta con sé quando si migra, in cui l’elemento fondamentale è l’acqua, associata al movimento della diaspora.
Vashish Soobah è nato a Catania nel 1994 da genitori mauriziani. Del suo Paese di origine conserva un’immagine: un immenso campo di canna da zucchero che si apre di fronte alla casa di sua nonna.
Le piantagioni rimandano al contesto violento della società schiavista che ha imprigionato Mauritius per secoli, ma anche alla genesi di un vero legante della diaspora: la musica séga.
Vashish Soobah (1994) è un artista visivo, filmmaker e documentarista nato in Sicilia da genitori mauriziani cresciuto in Brianza e attualmente di base a Milano. Si è laureato in Media Design ed Arti Multimediali (2018) presso NABA e ha ottenuto un Master in Moving Image & Artist’s Film presso Goldsmiths, University of London (2019).
Nella costruzione dei suoi lavori parte sempre dalla sua condizione di in-between, ovvero quella di essere in mezzo tra due culture, quella italiana e quella mauriziana.
La sua pratica verte sul concetto di memoria e migrazione, sul significato di casa e di identità, sulla spiritualità e sulle questioni legate alla diaspora mauriziana attraverso narrazioni biografiche e personali. Un altro elemento fondamentale che ripercorre nella sua pratica è quello di rimaneggiare le immagini e video che provengono dall’archivio familiare.
Oltre ai linguaggi legati all’immagine in movimento, la sua ricerca si caratterizza per un profondo interesse per la sperimentazione musicale, dove collabora con radio Raheem con uno show mensile concentrato sulla mappatura della diaspora mauriziana in giro per il mondo, la fotografia, la serigrafia e nell’ultimo periodo sta utilizzando la tecnica del ricamo su tessuti influenzato dal suo lavoro di ufficio presso un marchio di moda.
I suoi lavori sono stati esposti al MA*GA di Gallarate (2022), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Guarene (2022), Almanac Inn di Torino (2022), Marsel a Milano (2021), spazio Oberdan (2017) e pubblicate da riviste quali EX NUNC; i-d VICE, Il POST e Perimetro.
We are a pearl necklace that has been cut; the pearls have bounced all over the place.
(Cristina Ali Farah)
Perle sparse/ Perle fanné par tous is an installation about the theme of travel and the feeling of coming back to one’s country of origin.
A journey from Mauritius to Europe and from Europe to Mauritius. In this installation the viewer will find a multimedia and imaginary geographical map, a narrative, and sensorial journey between memories trough two video screenings and thoughts about what we carry with us when we are migrating.
In this work the fundamental element is water, which is associated to the movement of the diaspora. Vashish Soobah was born in Catania in 1994 to Mauritian parents. In his country of origin he has a fixed image in his memory: a huge field of sugar cane that opens up in front of his grandmother’s house. The plantations recall the violent context about slavery that imprisoned Mauritius for centuries, but also a glue that binds the diaspora: séga music.
Vashish Soobah (1994) is a visual arBst, filmmaker and documentary filmmaker born in Sicily to MauriBan parents who grew up in Brianza.
He graduated in media design and multimedia arts at Naba in 2018 and later earned a master’s degree in Moving image & artist’s film at Goldsmiths, University of London in 2019.
In the construction of his works he always starts from his condition of in-between, being in the middle between two cultures, the Italian and the Mauritian.
His practice focuses on the concept of memory and migration, the meaning of home and identity, spirituality and issues related to the Mauritian diaspora through biographical and personal narratives.
Another fundamental element that he retraces in his practice is to rework the images and videos that come from the family archive.
In addition to the languages related to the moving image, his research is characterized by a deep interest in musical experimentation, he collaborates with Raheem radio with a monthly show focused on mapping the Mauritian diaspora around the world.
He explores others media such as photography, screen printing and in the last period is using the technique of embroidery on fabrics influenced by his office work at a fashion brand.
His works were exhibited at MA*GA in Gallarate (2022), Almanac Inn in Turin (2022), Marsel in Milan (2021), Oberdan space (2017) and published by magazines such as EX NUNC; i-d VICE, Il POST and Perimeter.
On the occasion of the 28th edition FESCAAAL in 2017 presented the documentary “Nanì” that traces the history of his family through the eyes of his grandmother, starting from a personal research and then expanding to the entire Mauritian cultural heritage.
21.09 – ore/h 21.00
Mali Weil – Sun Eaters – a juridical prototyping
Turbina 2 – 30′
about the performance
I Sun Eaters, corpo politico permanente delle Diplomazie Interspecie, invitano il pubblico a celebrare l’anniversario pluridecennale della prima Convenzione Metabolica Planetaria. Per l’occasione si terrà una cerimonia istituzionale durante la quale gli invitati potranno rinnovare la propria adesione al contratto che vincola ogni sistema metabolico terrestre a tutti gli altri.
Per Evolving Love Mali Weil propone un’incursione, in forma di studio politico-giuridico, nel suo processo di ricerca intorno al concetto di diplomazie interspecie, un primo momento di world-building per la prototipazione di un’istituzione metabolica planetaria.
Mali Weil è una piattaforma artistica costituita da Elisa Di Liberato, Lorenzo Facchinelli e Mara Ferrieri, di base a Trento (IT). Tramite progetti stratificati ed espansi, sviluppa una ricerca performativa che indaga gli spazi e le modalità di diffusione di immaginari politici, su tematiche di tipo ecologico e politico, ma anche sul ruolo e la responsabilità dei singoli nello spazio sociale e urbano.
La sua produzione visiva spazia dalla performance al product e speculative design, dall’editoria al cinema, ma opera anche attraverso progetti curatoriali e workshop, creando scuole aperte e itineranti, set up partecipativi e relazionali, piattaforme di discussione e scambio.
Ha presentato il proprio lavoro in sedi e manifestazioni di prestigio tra cui Hamburger Bahnhof, Mart Museum, La Triennale di Milano, GAMeC, Museo MUSE, Galleria Civica Trento, Milano Design Week, Centrale Fies, Parco Arte Vivente, Museo Nazionale della Montagna, Circolo del Design a Torino, SAAL Biennaal Tallinn, Trento Film Festival, Museo MAXXI, Venice Design Biennial durante la Biennale Architettura di Venezia e altri.
Mali Weil è autrice del libro The shining reverie of unruly objects (Bruno, Venezia 2020), un saggio narrativo che ragiona sulle relazioni tra oggetti, narrazioni e performance.
Il suo attuale progetto di ricerca The Mountain of Advanced Dreams (vincitore Italian Council X) esplora in maniera critica il concetto di diplomazie interspecie. Mali Weil collabora stabilmente con l’Art Work Space Centrale Fies ed è ideatrice e curatrice della piattaforma Like Life per MUSE – Museo di Scienze di Trento, che dal 2021 riflette sulle relazioni col vivente, incrociando gli sguardi di scienze, design, filosofia e fiction tramite programmi curati, laboratori, produzioni visive e di design, call e conversazioni pubbliche sia online che all’interno del Museo.
The Sun Eaters, the permanent political body of the Interspecies Diplomacies, announce their invitation to celebrate the multi-decade anniversary of the first Planetary Metabolic Convention. An institutional ceremony will be held for the occasion, during which guests may renew their commitment to the agreement that binds every metabolic system on Earth to all others.
Within Evolving Love Mali Weil proposes an exploration, in the form of a political-legal study, into her own research around the concept of interspecies diplomacies, a first step in the world-building process for the prototyping of a planetary metabolic institution.
Mali Weil is an artistic platform established by Elisa Di Liberato, Lorenzo Facchinelli and Mara Ferrieri, based in Trentino Alto Adige-Suedtirol (IT). Through a layered and expanded practice, she develops a performative research that investigates the spaces and modes of disclosure of political imagination, on ecological and political issues, but also on the role and responsibility of individuals in social and urban space. Her visual production ranges from performance to product and speculative design, from editorial to film, but she also works through curatorial projects and workshops, creating open and itinerant schools, participatory and relational set-ups, platforms for discussion and exchange.
She exhibited her work in prestigious institutions and events such as Hamburger Bahnhof, La Triennale di Milano, GAMeC, MART Museum, Museo MUSE, Milano Design Week, Centrale Fies, Parco Arte Vivente, Museo Nazionale della Montagna, Circolo del Design in Turin, SAAL Biennaal Tallinn, Trento Film Festival, Museo MAXXI, Venice Design Biennial during the Venice Architecture Biennale and others.
Mali Weil is the author of the book The shining reverie of unruly objects (Bruno, Venice 2020), a narrative essay that reflects on the relationships between objects, narratives and performance.
Her current research project The Mountain of Advanced Dreams (Italian Council X winner) critically explores the concept of interspecies diplomacies. Mali Weil collaborates permanently with the Art Work Space Centrale Fies and is the creator and curator of the Like Life platform for MUSE – Science Museum of Trento, which since 2021 has been investigating relations with the living, crossing the gazes of science, design, philosophy and fiction through curated programmes, workshops, visual and design productions and public conversations both online and inside the museum.
21.09 – ore/h 22.00
Collettivo Cinetico – <age> studio
Sala Comando – 75′
about the performance
Il progetto <age> ha lasciato un segno indelebile nel panorama teatrale, nella storia di CollettivO CineticO e nei ragazzi e nelle ragazze che hanno partecipato.
A rivelarsi sul palcoscenico sono esemplari di giovani umani, tra i 14 e i 19 anni.
Entrano in scena senza sapere cosa accadrà, si raccontano, si definiscono senza mai finirsi maneggiando la materia iridescente della realtà. Ciò che emerge non è solo un incandescente ritratto di un campione di umanità, ma anche una cartina tornasole del presente, con le sue vertigini e le sue incrinature, le sue contraddizioni e la sua bruciante poesia. <age> è nato nel 2012 ed i suoi protagonisti sono oggi adulti.
Nel 2024 nasce un nuovo <age> e non vediamo l’ora di vederlo.
Credits
regia e coreografia: Francesca Pennini
drammaturgia: Angelo Pedroni, Francesca Pennini
azione e creazione: Nicola Cipriano, Piero Cocca, Francesco Gelli, Giulio Mano, Beatrice Monesi, Alice Ada Petrini, Nicole Raisa, Sofia Russo, Adele Verri
cura e organizzazione: Matilde Buzzoni, Carmine Parise
co-produzione: CollettivO CineticO, Fondazione Romaeuropa, Centrale Fies Art Work Space, Fondazione Sipario Toscana
con il supporto di: Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni, Ferrara Off Teatro, Fondazione Armunia e con il sostegno di L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale Centro di Residenza Emilia-Romagna
partner progetto VISIONI: ATER Fondazione, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione / Teatro Nazionale – focus CARNE, Festival Bonsai / Ferrara Off Teatro, Fondazione I Teatri, BMotion, Agorà Bologna
con il sostegno di: MIC Ministero della Cultura e Regione Emilia- Romagna
vincitore di: bando Ripensando Cage 2012 Premio Jurislav Korenić per la migliore regia al Festival Internazionale MESS di Sarajevo
CollettivO CineticO è fondato nel 2007 dalla coreografa Francesca Pennini. Focus principale della ricerca della compagnia è la discussione della natura dell’evento performativo e del rapporto con lo spettatore tramite formati e dispositivi ludici e rigorosi che si muovono negli spazi tra danza, teatro e arti visive. Firma ad oggi 64 creazioni, presentando il proprio lavoro in Europa, America, Africa e Asia.
The <age> project left an indelible mark on the theatre scene, on the history of CollettivO CineticO itself and on all the young people who took part in it. Young individuals, aged between 14 and 19, reveal themselves on stage. They enter the stage without knowing what is going to happen, they tell their stories, they define themselves without coming to a complete conclusion, dealing with the iridescent matter that is reality. What emerges is not only an incadescent portrait of a sample of humanity, but also a litmus test of our present, with its extremes and its cracks, its contradictions and its burning poetry. The <age> project was first created in 2012 and its protagonists are now adults.
In 2024 there will be a new <age> and we can’t wait to see it
CollettivO CineticO was founded in 2007 by the choreographer Francesca Pennini.
Their work crosses genders and codes reformatting the rules of the performative event, it challenges the relationship with the spectator with a rigorous yet ironic approach. The company until now made 64 creations and their work has been presented in Europe, America, Africa and Asia.