LIVE WORKS SUMMIT
a cura di Barbara Boninsegna e Simone Frangi con Mackda Ghebremariam Tesfau’ e Justin Randolph Thompson per Agitu Ideo Gudeta Fellowship
ora si legge sui giornali che i teatri riapriranno. Non sappiamo se è vero, ma questa notizia ci permette di continuare ad immaginare i nostri giorni di tarda primavera. Il 29 maggio del 1953 un neozelandese e il suo sherpa scalarono per primi l’Everest: ci domandiamo se alla fine di maggio i sentieri delle Marocche saranno già battuti dai camminatori, e se noi riusciremo veramente ad incontrarci. Chissà se tutti i glicini saranno fioriti. E se fosse vero? Se davvero potessimo attraversare la primavera immaginando di rivederci tutt3 assieme per tre giorni, poco prima che l’estate ci renda smemorati e leggeri? Se potessimo sul serio ricominciare a guardarci, con gli occhi ancora gonfi? Carə spettatorə, se i teatri riapriranno cosa farai? Accetterai questo nostro invito? Prenderai l’autobus da Trento? Sfreccerai sulla corsia di una qualche autostrada, e ti si mozzerà il fiato quando venendo da sud vedrai sulla sinistra il lago di Garda nella sua calma incomprensibile?u003cbru003eNoi occuperemo gli spazi di Centrale Fies (il giardino, le sale, il palco all’aperto, il tendone e tutti quegli anfratti segreti che forse anche tu, carə spettatorə, deciderai di far tuoi) e cercheremo di prenderci cura di te: dei tuoi passi, delle tue paure, dei tuoi desideri e dei tuoi occhi. Ma la realtà è che anche noi, per la prima volta, ci sgranchiremo il cuore e le ossa e tenteremo di salire su un palco, avvicineremo un microfono, azzarderemo un gesto. Così come i tuoi anche i nostri passi, le nostre paure, i nostri desideri avranno bisogno di essere da te protetti e guardati.u003cbru003eA volte staremo l’uno di fronte all’altra; i nostri occhi si incroceranno per sbaglio, mentre accendiamo una sigaretta o facciamo un inchino; altre volte ci interpelleremo a voce alta, per chiedere conto di un sogno, di un segno, di un senso sfuggito o frainteso; altre volte ancora non ci diremo nulla, ed entramb3 percorreremo a ritroso il ponte che ci ha condotti a Centrale Fies e ci chiederemo se non sia stato tutto una specie di strano sogno, di quelli che si fanno il pomeriggio, quando ci si lascia dormire per qualche minuto stringendo in mano un mazzo di chiavi.u003cbru003eScenderà qualche goccia di pioggia ogni tanto, ma noi attenderemo pazientemente un nuovo chiarore. Le nostre spalle si sfioreranno al riparo di una tettoia, ci chiederemo “scusa” per esserci toccat3 e aver dimenticato, per la prima volta, che toccarsi ancora non si può. Un falco volerà basso e forse tu lo prenderai per un segno.u003cbru003eAbbiamo scelto una serie di performance, video, pratiche, concerti e talk che non ti chiedessero di prendere parola. Puoi sederti in un angolo e ascoltare, e nessuno ti disturberà. Potrai metterti in prima fila ed intervenire calorosamente, e ne saremo felici. I tuoi fianchi potranno impercettibilmente ondeggiare, e noi l’accoglieremo come la più bella delle danze, o potrai tu stesso scatenarti in un ballo disperato.u003cbru003eCarə spettatorə, vogliamo ringraziarti d’essere venuto prima ancora d’essere arrivato. Vogliamo che la nostra gratitudine diventi la tua, che questo “grazie” sia la password facile da ricordare, per riaprire gli occhi e agganciarli a quelli di un’altra persona.u003c/emu003eu003cbru003eu003cbru003eu003cbru003eu003cemu003eThank you for coming,u003c/emu003eu003cbru003eu003cemu003eMarco e Barbarau003c/emu003e