UN WEEKEND CANNIBALE DA SOGNO

a cura di Barbara Boninsegna e Francesca Pennini/CollettivO CineticO

26-27-28-29 MAGGIO 2022

Un weekend cannibale da sogno nasce dalla collaborazione tra Centrale Fies e Francesca Pennini/CollettivO CineticO in un’ottica di ampliamento del percorso attuale di ricerca della coreografa. Al centro del programma, che si articola in durational performance, coreografia, foraging, yoga, installazioni, è la presenza del corpo, i suoi stati biologici e fisiologici, le sue alterazioni e la sua virtualità, la sua resistenza e la sua trascendenza, viste come terreno su cui incontrarsi, respirare, mangiare, dormire e sognare, dove muoversi o stare assolutamente immobili. Un luogo per virtuosismi improbabili nascosti nelle funzioni dell’esistenza più semplici e dunque vertiginose. Corpi che si immergo- no nella natura recuperando tradizioni antiche per riconoscere ciò che è cibo, in piccoli atti di resistenza all’imprinting capitalistico. Corpi che si addormentano nei sogni collettivi degli sleeping concerts, che assaporano cibi ripensati come esperienze creative, che si trasformano grazie a pratiche respiratorie che diventano metamorfosi alchemiche. 

PROGRAMMA

26 MAGGIO

ore 18:30 – 22:30 | Opening – Mezzelune
Binta Diaw | The Land Of Our Birth Is a Woman
exhibit
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Spesso declinata sotto forma di installazioni di varie dimensioni, la ricerca plastica di Binta Diaw fa parte di una riflessione filosofica sui fenomeni sociali che definiscono il nostro mondo contemporaneo come la migrazione, la nozione di appartenenza o la questione di genere, attraverso corpo e spazialità.
Alimentando la sua ricerca attraverso contributi sull’intersezionalità e sul femminismo, Binta Diaw ci porta nell’esplorazione di molteplici livelli di identità; la sua come donna nera, in un mondo europeizzato; la nostra e quella di un continuo crocevia di storie e geografie.

ore 19:00 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.
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Per queste performance è richiesto un piccolo esercizio di fede.
Non saprete cosa state per vedere.
Non saprete cosa non avete visto.
Ci sarà un mistero da attraversare e ce ne sarà uno da lasciare intatto.
È un invito a prendersi cura del buio, del segreto.
Perché gli spettacoli non si possiedono e non si consumano.
Perché le performance possano essere anche riviste.
Perché i debutti non siano merce da contendere.
Perché ogni replica è un organismo vivo in trasformazione.
E per tutto il gusto di non sapere cosa sta per succedere!
In questo ciclo di eventi non verranno dichiarati i titoli degli spettacoli previsti.
Ogni giorno verranno proposte due performance, due misteri.
Potrete vedere solo uno dei due.

Sacri e profani, sudati e tecnologici, epidermici e metallici, tra questi titoli segreti ci sono highlights recuperati dall’archeologia di CollettivO CineticO come anche nuovi lavori in anteprima assoluta, o ancora piccoli esercizi di magia e invenzioni autarchiche di energia.
Che vi troviate nel mezzo di una dinamica dirompente o annodati in mistiche strappacuore, quello che conta davvero, forse, è quel segreto che resta intatto: è tutto ciò che non vedrete.
Vi invitiamo a godere strappando la carta della vostra sorpresa, e vi chiediamo di lasciare in pace tutto il buio attorno.

*movimento di contrazione concentrica ed eccentrica del muscolo orbicolare della branca buccale spesso ma non necessariamente associato a spasmo occipitofrontale.

ore 19:30 – 22:30 | Opening – Galleria Trasformatori
❉  KAS | Exhibit con Mohamed Abdelkarim, Simon Asencio, Miriam Cahn, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Alessandra Ferrini, Alfeno Liboni, Belinda Kazeem-Kamiński, Vanja Smiljanić
exhibit
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ph. Giulia Damiani from Le Nemesiache’s Archive
KAS è una mostra collettiva di natura performativa che costituisce il terzo episodio di “Trilogia anti-moderna”, ciclo di esposizioni che Centrale Fies dedica da alcuni anni alla relazione tra gli oggetti e le loro attivazioni, rivalorizzando forme di sapere (affettivo, somatico, visuale) censurate o soppresse dalla modernità sesso-coloniale occidentale. 
Dopo la mostra collettiva “Storia Notturna” (2020) dedicata all’esplorazione di prassi di stregoneria perfoamativa e la bi-personale di Josefa Ntjam e Joar Nango (2021) impegnata nella decostruzione del concetto eurocentrico di genealogia e delle versioni orientalizzanti e depoliticizzate dell’idea di indigeneità, KAS riflette insieme ad un gruppo di artisti e artiste internazionali sulla funzione di topoi mitologici e della fabbricazione collettiva immagini di “urbanità primigenie” nei processi fondativi delle “comunità immaginate”. 
Il titolo prende infatti le mosse da Kas, un città premoderna che sarebbe esistita nel sito di Fies prima della grande frana che creò nella preistoria il biotopo delle Marocche e testimoniata dal ritrovamento di un laterizio – sulla cui “veridicità” e “autenticità” gli storici ancora dibattono – e tenuta viva da fabulazioni popolari e dalla produzione pittorica del farmacista locale Alfeno Liboni. 
Kas diventerà il punto di partenza di artiste ed artisti per articolare una serie di questioni sociopolitiche che sottendono a tali immaginari, spesso considerati innocui, ma in realtà innervati da forme di lotta critica nei confronti di architetture oppressive: archeologia e orografia speculativa come fonte di legittimazione dei nazionalismi o la loro ri-appropriazione funzionale in funzione anti-nazionalistica; violenza simbolica e materiale dei processi di fondazione nonché della loro trasmissione e riproduzione attraverso archivi materiali e visuali o attraverso nozioni egemoniche di patrimonio e eredità culturale; l’artificialità del tempo della storia e della sua tripartizione in passato, presente e futuro; l’affermatività della nozioni speculative di futurità e catastrofe; la riforma del concetto artificiale di “oggettività” e le possibilità della sua erosione. 
Come le altre due mostre della triologia, KAS avrà una durata “statica” di due mesi e sarà attivata con un ciclo di performance in occasione di Live Works Summit 2022.

A cura di Simone Frangi e Barbara Boninsegna, curatela esecutiva Maria Chemello

ore 20:15 (durata 30’) | Mezzelune
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | | X | No, non distruggeremo Centrale Fies
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| X | è un dispositivo coreografico interattivo che permette al pubblico di determinare i movimenti dei performer. Gli spettatori hanno a disposizione una particolare tastiera per guidare tre ragazzi bendati alla mappatura del luogo tramite una mazza da baseball. Il codice di istruzioni è basato sul sistema vettoriale ed il pubblico ha trenta minuti per decifrarlo ed apprenderlo per tentativi, osservando e gestendo le conseguenze dei comandi impartiti.
Compositivo o distruttivo, timido o goliardico, passivo o ludico questo meccanismo performativo lascia emergere il carattere e le scelte di ogni assortimento di pubblico in un passaggio continuo di responsabilità tra autore, performer e spettatori.

21:30 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.
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ph. Salvatore Laurenzana – foto di repertorio Cagliari Teatro Massimo
Per queste performance è richiesto un piccolo esercizio di fede.
Non saprete cosa state per vedere.
Non saprete cosa non avete visto.
Ci sarà un mistero da attraversare e ce ne sarà uno da lasciare intatto.
È un invito a prendersi cura del buio, del segreto.
Perché gli spettacoli non si possiedono e non si consumano.
Perché le performance possano essere anche riviste.
Perché i debutti non siano merce da contendere.
Perché ogni replica è un organismo vivo in trasformazione.
E per tutto il gusto di non sapere cosa sta per succedere!
In questo ciclo di eventi non verranno dichiarati i titoli degli spettacoli previsti.
Ogni giorno verranno proposte due performance, due misteri.
Potrete vedere solo uno dei due.

Sacri e profani, sudati e tecnologici, epidermici e metallici, tra questi titoli segreti ci sono highlights recuperati dall’archeologia di CollettivO CineticO come anche nuovi lavori in anteprima assoluta, o ancora piccoli esercizi di magia e invenzioni autarchiche di energia.
Che vi troviate nel mezzo di una dinamica dirompente o annodati in mistiche strappacuore, quello che conta davvero, forse, è quel segreto che resta intatto: è tutto ciò che non vedrete.
Vi invitiamo a godere strappando la carta della vostra sorpresa, e vi chiediamo di lasciare in pace tutto il buio attorno.

*movimento di contrazione concentrica ed eccentrica del muscolo orbicolare della branca buccale spesso ma non necessariamente associato a spasmo occipitofrontale.

27 MAGGIO

ore 18:00 – 23:00 | Galleria Trasformatori
KAS | Exhibit con Mohamed Abdelkarim, Simon Asencio, Miriam Cahn, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Alessandra Ferrini, Alfeno Liboni, Belinda Kazeem-Kamiński, Vanja Smiljanić
exhibit
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ph. Giulia Damiani from Le Nemesiache’s Archive
KAS è una mostra collettiva di natura performativa che costituisce il terzo episodio di “Trilogia anti-moderna”, ciclo di esposizioni che Centrale Fies dedica da alcuni anni alla relazione tra gli oggetti e le loro attivazioni, rivalorizzando forme di sapere (affettivo, somatico, visuale) censurate o soppresse dalla modernità sesso-coloniale occidentale. 
Dopo la mostra collettiva “Storia Notturna” (2020) dedicata all’esplorazione di prassi di stregoneria perfoamativa e la bi-personale di Josefa Ntjam e Joar Nango (2021) impegnata nella decostruzione del concetto eurocentrico di genealogia e delle versioni orientalizzanti e depoliticizzate dell’idea di indigeneità, KAS riflette insieme ad un gruppo di artisti e artiste internazionali sulla funzione di topoi mitologici e della fabbricazione collettiva immagini di “urbanità primigenie” nei processi fondativi delle “comunità immaginate”. 
Il titolo prende infatti le mosse da Kas, un città premoderna che sarebbe esistita nel sito di Fies prima della grande frana che creò nella preistoria il biotopo delle Marocche e testimoniata dal ritrovamento di un laterizio – sulla cui “veridicità” e “autenticità” gli storici ancora dibattono – e tenuta viva da fabulazioni popolari e dalla produzione pittorica del farmacista locale Alfeno Liboni. 
Kas diventerà il punto di partenza di artiste ed artisti per articolare una serie di questioni sociopolitiche che sottendono a tali immaginari, spesso considerati innocui, ma in realtà innervati da forme di lotta critica nei confronti di architetture oppressive: archeologia e orografia speculativa come fonte di legittimazione dei nazionalismi o la loro ri-appropriazione funzionale in funzione anti-nazionalistica; violenza simbolica e materiale dei processi di fondazione nonché della loro trasmissione e riproduzione attraverso archivi materiali e visuali o attraverso nozioni egemoniche di patrimonio e eredità culturale; l’artificialità del tempo della storia e della sua tripartizione in passato, presente e futuro; l’affermatività della nozioni speculative di futurità e catastrofe; la riforma del concetto artificiale di “oggettività” e le possibilità della sua erosione. 
Come le altre due mostre della triologia, KAS avrà una durata “statica” di due mesi e sarà attivata con un ciclo di performance in occasione di Live Works Summit 2022.

A cura di Simone Frangi e Barbara Boninsegna, curatela esecutiva Maria Chemello


ore 18:00 – 23:00 | Mezzelune
Binta Diaw | The Land Of Our Birth Is a Woman
exhibit
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Spesso declinata sotto forma di installazioni di varie dimensioni, la ricerca plastica di Binta Diaw fa parte di una riflessione filosofica sui fenomeni sociali che definiscono il nostro mondo contemporaneo come la migrazione, la nozione di appartenenza o la questione di genere, attraverso corpo e spazialità.
Alimentando la sua ricerca attraverso contributi sull’intersezionalità e sul femminismo, Binta Diaw ci porta nell’esplorazione di molteplici livelli di identità; la sua come donna nera, in un mondo europeizzato; la nostra e quella di un continuo crocevia di storie e geografie.

ore 18:00 (durata 5 h) | Sala Comando
Alessandro Sciarroni | DREAM – prova aperta
durational performance 
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© Alessandro Sciarroni
Mi muovo in cerchio. I cicli tornano. Il lavoro non è mai finito, deve tornare a essere rifatto.
Ciò che mi interessa è sempre la stessa cosa: lo spazio, la casa, il tetto, l’angolo, il pavimento; e inoltre lo spazio fisico della tela, ma ciò che io voglio è lavorare sulle emozioni.
Sono maniere di raccontare una storia.
Helena Almeida
DREAM è una partitura per sei performer, un pianista, e un pianoforte: un’osservazione dell’essere umano visto da vicino.
Gli interpreti abitano la scena per un tempo predeterminato – diverse ore, un tempo lungo – sufficientemente lungo da permettere a tutti i soggetti coinvolti (spettatori e artisti), di dimenticare il concetto stesso di tempo. La durata della fruizione è completamente affidata a un desiderio individuale.

ore 19:00 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.
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ph. Salvatore Laurenzana – foto di repertorio Cagliari Teatro Massimo
Per queste performance è richiesto un piccolo esercizio di fede.
Non saprete cosa state per vedere.
Non saprete cosa non avete visto.
Ci sarà un mistero da attraversare e ce ne sarà uno da lasciare intatto.
È un invito a prendersi cura del buio, del segreto.
Perché gli spettacoli non si possiedono e non si consumano.
Perché le performance possano essere anche riviste.
Perché i debutti non siano merce da contendere.
Perché ogni replica è un organismo vivo in trasformazione.
E per tutto il gusto di non sapere cosa sta per succedere!
In questo ciclo di eventi non verranno dichiarati i titoli degli spettacoli previsti.
Ogni giorno verranno proposte due performance, due misteri.
Potrete vedere solo uno dei due.

Sacri e profani, sudati e tecnologici, epidermici e metallici, tra questi titoli segreti ci sono highlights recuperati dall’archeologia di CollettivO CineticO come anche nuovi lavori in anteprima assoluta, o ancora piccoli esercizi di magia e invenzioni autarchiche di energia.
Che vi troviate nel mezzo di una dinamica dirompente o annodati in mistiche strappacuore, quello che conta davvero, forse, è quel segreto che resta intatto: è tutto ciò che non vedrete.
Vi invitiamo a godere strappando la carta della vostra sorpresa, e vi chiediamo di lasciare in pace tutto il buio attorno.

*movimento di contrazione concentrica ed eccentrica del muscolo orbicolare della branca buccale spesso ma non necessariamente associato a spasmo occipitofrontale.

ore 19:00 (durata 4 h)  | Turbina 2
Danilo Correale | No More Sleep No More
video installazione
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La video installazione No More Sleep No More indaga la vita politica del sonno, in particolare l’invasione del lavoro sul tempo di riposo nella spinta tardo capitalista verso una produzione senza fine. Nella sua arte, Correale considera gli equilibri contemporanei vita/lavoro esaminando gli atteggiamenti della società verso il tempo libero, la pigrizia e il lavoro riproduttivo sotto forma di lavoro di cura salariato. In collaborazione con il medico David M. Rapoport, l’antropologo Matthew J. Wolf-Meyer, lo storico Roger Ekirch, il sociologo Simon Williams, lo studioso del lavoro Alan Derickson, il geografo Murray Melbin, il filosofo Alexei Penzin e la studiosa femminista Reena Patel.

19:00 – 22:00 | Terme
SINTENTICO (Marco Calzolari) | Sevy: the collective houseplant
installazione 
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“SEVY: THE COLLECTIVE HOUSEPLANT” è un’installazione che invita utenti e visitatori a interagire con essa, fisicamente e da remoto, allo scopo di sollevare interrogativi circa la questione ambientale. Sevy è metafora accelerata dell’attuale modello di fruizione delle risorse naturali del pianeta, di cui rappresenta l’estrema fragilità. Chiunque voglia interagire con l’opera contribuirà alla conservazione o, viceversa, al collasso dell’equilibrio tra fruizione sostenibile e sfruttamento eccessivo del lavoro stesso, diventandone parte integrante ed essendo chiamato ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Il progetto prende la forma di esperimento collettivo: intende sollecitare utenti e visitatori, come singoli individui e come attori di un più ampio sistema sociale, a riflettere sul modo in cui abitiamo e condividiamo il mondo naturale. A che punto si innesca l’irreversibile? Dove si colloca, invece, il nostro senso del limite?

21:30 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.
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ph. Salvatore Laurenzana –  foto di repertorio Cagliari Teatro Massimo
Per queste performance è richiesto un piccolo esercizio di fede.
Non saprete cosa state per vedere.
Non saprete cosa non avete visto.
Ci sarà un mistero da attraversare e ce ne sarà uno da lasciare intatto.
È un invito a prendersi cura del buio, del segreto.
Perché gli spettacoli non si possiedono e non si consumano.
Perché le performance possano essere anche riviste.
Perché i debutti non siano merce da contendere.
Perché ogni replica è un organismo vivo in trasformazione.
E per tutto il gusto di non sapere cosa sta per succedere!
In questo ciclo di eventi non verranno dichiarati i titoli degli spettacoli previsti.
Ogni giorno verranno proposte due performance, due misteri.
Potrete vedere solo uno dei due.

Sacri e profani, sudati e tecnologici, epidermici e metallici, tra questi titoli segreti ci sono highlights recuperati dall’archeologia di CollettivO CineticO come anche nuovi lavori in anteprima assoluta, o ancora piccoli esercizi di magia e invenzioni autarchiche di energia.
Che vi troviate nel mezzo di una dinamica dirompente o annodati in mistiche strappacuore, quello che conta davvero, forse, è quel segreto che resta intatto: è tutto ciò che non vedrete.
Vi invitiamo a godere strappando la carta della vostra sorpresa, e vi chiediamo di lasciare in pace tutto il buio attorno.

*movimento di contrazione concentrica ed eccentrica del muscolo orbicolare della branca buccale spesso ma non necessariamente associato a spasmo occipitofrontale.

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28 MAGGIO

ore 14:30 (durata 5 h) | Sala Comando
Alessandro Sciarroni | DREAM – prova aperta
durational performance 
❨❨TICKET❩❩


© Alessandro Sciarroni
Mi muovo in cerchio. I cicli tornano. Il lavoro non è mai finito, deve tornare a essere rifatto.
Ciò che mi interessa è sempre la stessa cosa: lo spazio, la casa, il tetto, l’angolo, il pavimento; e inoltre lo spazio fisico della tela, ma ciò che io voglio è lavorare sulle emozioni.
Sono maniere di raccontare una storia.
Helena Almeida
DREAM è una partitura per sei performer, un pianista, e un pianoforte: un’osservazione dell’essere umano visto da vicino.
Gli interpreti abitano la scena per un tempo predeterminato – diverse ore, un tempo lungo – sufficientemente lungo da permettere a tutti i soggetti coinvolti (spettatori e artisti), di dimenticare il concetto stesso di tempo. La durata della fruizione è completamente affidata a un desiderio individuale.

ore 18:00 – 24:00 | Galleria Trasformatori
KAS | Exhibit con Mohamed Abdelkarim, Simon Asencio, Miriam Cahn, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Alessandra Ferrini, Alfeno Liboni, Belinda Kazeem-Kamiński, Vanja Smiljanić
exhibit
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ph. Giulia Damiani from Le Nemesiache’s Archive
KAS è una mostra collettiva di natura performativa che costituisce il terzo episodio di “Trilogia anti-moderna”, ciclo di esposizioni che Centrale Fies dedica da alcuni anni alla relazione tra gli oggetti e le loro attivazioni, rivalorizzando forme di sapere (affettivo, somatico, visuale) censurate o soppresse dalla modernità sesso-coloniale occidentale. 
Dopo la mostra collettiva “Storia Notturna” (2020) dedicata all’esplorazione di prassi di stregoneria perfoamativa e la bi-personale di Josefa Ntjam e Joar Nango (2021) impegnata nella decostruzione del concetto eurocentrico di genealogia e delle versioni orientalizzanti e depoliticizzate dell’idea di indigeneità, KAS riflette insieme ad un gruppo di artisti e artiste internazionali sulla funzione di topoi mitologici e della fabbricazione collettiva immagini di “urbanità primigenie” nei processi fondativi delle “comunità immaginate”. 
Il titolo prende infatti le mosse da Kas, un città premoderna che sarebbe esistita nel sito di Fies prima della grande frana che creò nella preistoria il biotopo delle Marocche e testimoniata dal ritrovamento di un laterizio – sulla cui “veridicità” e “autenticità” gli storici ancora dibattono – e tenuta viva da fabulazioni popolari e dalla produzione pittorica del farmacista locale Alfeno Liboni. 
Kas diventerà il punto di partenza di artiste ed artisti per articolare una serie di questioni sociopolitiche che sottendono a tali immaginari, spesso considerati innocui, ma in realtà innervati da forme di lotta critica nei confronti di architetture oppressive: archeologia e orografia speculativa come fonte di legittimazione dei nazionalismi o la loro ri-appropriazione funzionale in funzione anti-nazionalistica; violenza simbolica e materiale dei processi di fondazione nonché della loro trasmissione e riproduzione attraverso archivi materiali e visuali o attraverso nozioni egemoniche di patrimonio e eredità culturale; l’artificialità del tempo della storia e della sua tripartizione in passato, presente e futuro; l’affermatività della nozioni speculative di futurità e catastrofe; la riforma del concetto artificiale di “oggettività” e le possibilità della sua erosione. 
Come le altre due mostre della triologia, KAS avrà una durata “statica” di due mesi e sarà attivata con un ciclo di performance in occasione di Live Works Summit 2022.

A cura di Simone Frangi e Barbara Boninsegna, curatela esecutiva Maria Chemello

ore 18:00 – 24:00 | Mezzelune
Binta Diaw | The Land Of Our Birth Is a Woman
exhibit
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Spesso declinata sotto forma di installazioni di varie dimensioni, la ricerca plastica di Binta Diaw fa parte di una riflessione filosofica sui fenomeni sociali che definiscono il nostro mondo contemporaneo come la migrazione, la nozione di appartenenza o la questione di genere, attraverso corpo e spazialità.
Alimentando la sua ricerca attraverso contributi sull’intersezionalità e sul femminismo, Binta Diaw ci porta nell’esplorazione di molteplici livelli di identità; la sua come donna nera, in un mondo europeizzato; la nostra e quella di un continuo crocevia di storie e geografie.

19:00 – 22:00 | Terme
SINTENTICO (Marco Calzolari) | Sevy: the collective houseplant
installazione
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SEVY: THE COLLECTIVE HOUSEPLANT” è un’installazione che invita utenti e visitatori a interagire con essa, fisicamente e da remoto, allo scopo di sollevare interrogativi circa la questione ambientale. Sevy è metafora accelerata dell’attuale modello di fruizione delle risorse naturali del pianeta, di cui rappresenta l’estrema fragilità. Chiunque voglia interagire con l’opera contribuirà alla conservazione o, viceversa, al collasso dell’equilibrio tra fruizione sostenibile e sfruttamento eccessivo del lavoro stesso, diventandone parte integrante ed essendo chiamato ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Il progetto prende la forma di esperimento collettivo: intende sollecitare utenti e visitatori, come singoli individui e come attori di un più ampio sistema sociale, a riflettere sul modo in cui abitiamo e condividiamo il mondo naturale. A che punto si innesca l’irreversibile? Dove si colloca, invece, il nostro senso del limite?

ore 21:00 (durata 150’) | Turbina 1
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | MANIFESTO CANNIBALE esercizi di pornografia vegetale
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“Proponi la musica perfetta per la tua personalissima apocalisse della specie. O meglio: qual è il brano giusto per la fine dell’umanità? Come suonano i minuti prima dell’estinzione? Cosa vuoi che ascoltino le ultime orecchie umane? Questa playlist diventerà il motore della scena. Dirigi l’orchestra dei corpi di Manifesto Cannibale in un baccanale sonoro fuori da ogni algoritmo, una disco-foresta collettiva tra ninne nanne e Armageddon, tra requiem e rave parties. Aggiungi il tuo brano alla playlist condivisa qui sotto oppure invia una mail con titolo e autore a manifestocannibale@gmail.com e lo inseriremo noi.


ph. Piero Tauro
È la luce la prima fonte di energia per i corpi sulla scena di Manifesto Cannibale. La ricerca sul tempo, sul gioco, sull’insieme di codici e convenzioni che alimentano l’atto performativo, da sempre caratteristica del percorso della compagnia, fa qui spazio ad una nuova dimensione vegetale.
Il rapporto stesso con l’autorialità diventa fenomeno sismico della visione, autoboicottaggio, confessione poetica e politica sul presente, una gentile distorsione del patto contemplativo che sposta la fruizione di qualche diottria. Eseguito dal vivo, il ciclo di Lieder Winterreise di Franz Schubert, diventa soggetto fondamentale della chimica scenica orchestrando un rito percettivo di trasformazione dei corpi, un continuo passaggio di stato della carne.
Un inverno del corpo umano che passa dal buio all’abbacinante, dal sonno al dispendio sudatissimo di energie. Un fenomeno che vibra tra la fisicità pittorica dell’iconologia cinquecentesca e il pulsare vivo della carne presente.
Un invito ad uno sguardo tattile, ad un’immersione in silenzi ad alto volume.

ore 24:00 (durata 6 h) | Sala Comando
19’40’’ | Sleeping Concert
a seguire colazione
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Porta con te materassino, cuscino e sacco a pelo!


ph. Elisa Fioritto
Il sonno presenta un’alternanza regolare di fasi non – REM e REM costituita da cicli di durata simile tra loro.
Ognuno di questi cicli è caratterizzato da un’attività cerebrale traducibile in onde con frequenze specifiche. Il nostro Sleeping Concert è organizzato utilizzando le caratteristiche di queste fasi; le diverse sezioni sono fondate sulle diverse frequenze d’onda che le contraddistinguono.
L’ipnogramma (il grafico che rappresenta le fasi del sonno in funzione del tempo) è la nostra partitura musicale. Il trio composto da Francesco Fusaro, Alberto Ricca e Sebastiano De Gennaro utilizza due laptop, strumenti percussivi come vibrafono, piatti o gong, elementi vocali ed una diffusione in quadrifonia per calare i partecipanti in una immersione ipnagogica in cui tanto il sonno quanto l’ascolto possano essere profondi.

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29 MAGGIO

ore 10:00 | Orti
FITONESS (esercizi vegetali per corpi animali)
Sessione di respirazione, meditazione e micromovimento aperta a tutt*
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I partecipanti dovranno munirsi di cellulare con accesso a internet e cuffie

ore 11:00 | Parco
Foraging nei boschi
a seguire Pic-Nic Cannibale
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ore 18:00 – 23:00 | Galleria Trasformatori
KAS | Exhibit con Mohamed Abdelkarim, Simon Asencio, Miriam Cahn, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Alessandra Ferrini, Alfeno Liboni, Belinda Kazeem-Kamiński, Vanja Smiljanić
exhibit
❬❬REGISTER❭❭


ph. Giulia Damiani from Le Nemesiache’s Archive
KAS è una mostra collettiva di natura performativa che costituisce il terzo episodio di “Trilogia anti-moderna”, ciclo di esposizioni che Centrale Fies dedica da alcuni anni alla relazione tra gli oggetti e le loro attivazioni, rivalorizzando forme di sapere (affettivo, somatico, visuale) censurate o soppresse dalla modernità sesso-coloniale occidentale. 
Dopo la mostra collettiva “Storia Notturna” (2020) dedicata all’esplorazione di prassi di stregoneria perfoamativa e la bi-personale di Josefa Ntjam e Joar Nango (2021) impegnata nella decostruzione del concetto eurocentrico di genealogia e delle versioni orientalizzanti e depoliticizzate dell’idea di indigeneità, KAS riflette insieme ad un gruppo di artisti e artiste internazionali sulla funzione di topoi mitologici e della fabbricazione collettiva immagini di “urbanità primigenie” nei processi fondativi delle “comunità immaginate”. 
Il titolo prende infatti le mosse da Kas, un città premoderna che sarebbe esistita nel sito di Fies prima della grande frana che creò nella preistoria il biotopo delle Marocche e testimoniata dal ritrovamento di un laterizio – sulla cui “veridicità” e “autenticità” gli storici ancora dibattono – e tenuta viva da fabulazioni popolari e dalla produzione pittorica del farmacista locale Alfeno Liboni. 
Kas diventerà il punto di partenza di artiste ed artisti per articolare una serie di questioni sociopolitiche che sottendono a tali immaginari, spesso considerati innocui, ma in realtà innervati da forme di lotta critica nei confronti di architetture oppressive: archeologia e orografia speculativa come fonte di legittimazione dei nazionalismi o la loro ri-appropriazione funzionale in funzione anti-nazionalistica; violenza simbolica e materiale dei processi di fondazione nonché della loro trasmissione e riproduzione attraverso archivi materiali e visuali o attraverso nozioni egemoniche di patrimonio e eredità culturale; l’artificialità del tempo della storia e della sua tripartizione in passato, presente e futuro; l’affermatività della nozioni speculative di futurità e catastrofe; la riforma del concetto artificiale di “oggettività” e le possibilità della sua erosione. 
Come le altre due mostre della triologia, KAS avrà una durata “statica” di due mesi e sarà attivata con un ciclo di performance in occasione di Live Works Summit 2022.

A cura di Simone Frangi e Barbara Boninsegna, curatela esecutiva Maria Chemello

ore 17:00 – 23:00 | Mezzelune
Binta Diaw | The Land Of Our Birth Is a Woman
exhibit
❬❬REGISTER❭❭



Spesso declinata sotto forma di installazioni di varie dimensioni, la ricerca plastica di Binta Diaw fa parte di una riflessione filosofica sui fenomeni sociali che definiscono il nostro mondo contemporaneo come la migrazione, la nozione di appartenenza o la questione di genere, attraverso corpo e spazialità.
Alimentando la sua ricerca attraverso contributi sull’intersezionalità e sul femminismo, Binta Diaw ci porta nell’esplorazione di molteplici livelli di identità; la sua come donna nera, in un mondo europeizzato; la nostra e quella di un continuo crocevia di storie e geografie.

17:00 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.
❨❨TICKET❩❩

Nudo in scena


ph. Salvatore Laurenzana –  foto di repertorio Cagliari Teatro Massimo
Per queste performance è richiesto un piccolo esercizio di fede.
Non saprete cosa state per vedere.
Non saprete cosa non avete visto.
Ci sarà un mistero da attraversare e ce ne sarà uno da lasciare intatto.
È un invito a prendersi cura del buio, del segreto.
Perché gli spettacoli non si possiedono e non si consumano.
Perché le performance possano essere anche riviste.
Perché i debutti non siano merce da contendere.
Perché ogni replica è un organismo vivo in trasformazione.
E per tutto il gusto di non sapere cosa sta per succedere!
In questo ciclo di eventi non verranno dichiarati i titoli degli spettacoli previsti.
Ogni giorno verranno proposte due performance, due misteri.
Potrete vedere solo uno dei due.

Sacri e profani, sudati e tecnologici, epidermici e metallici, tra questi titoli segreti ci sono highlights recuperati dall’archeologia di CollettivO CineticO come anche nuovi lavori in anteprima assoluta, o ancora piccoli esercizi di magia e invenzioni autarchiche di energia.
Che vi troviate nel mezzo di una dinamica dirompente o annodati in mistiche strappacuore, quello che conta davvero, forse, è quel segreto che resta intatto: è tutto ciò che non vedrete.
Vi invitiamo a godere strappando la carta della vostra sorpresa, e vi chiediamo di lasciare in pace tutto il buio attorno.

*movimento di contrazione concentrica ed eccentrica del muscolo orbicolare della branca buccale spesso ma non necessariamente associato a spasmo occipitofrontale.

ore 18:00 (durata 60’) | Terme
Francesca Pennini in conversazione con il filosofo Paolo Pecere
talk
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Paolo Pecere insegna Storia della filosofia all’università di Roma Tre. Si occupa dei rapporti tra filosofia, scienze della natura e psicologia in età moderna e contemporanea. Tra i suoi libri: La filosofia della natura in Kant (Pagina 2009), Dalla parte di Alice. La coscienza e l’immaginario (Mimesis 2015), Soul, Mind and Brain from Descartes to Cognitive Science. A Critical History (Springer 2020), La natura della mente (Carocci 2022), e i manuali di Filosofia per Licei La ricerca della conoscenza e Vivere la conoscenza (Mondadori 2018, 2022, con R. Chiaradonna). Scrive di viaggi e di libri sul “Tascabile” Treccani. Ha pubblicato i romanzi La vita lontana (LiberAria 2018) e Risorgere (Chiarelettere 2019) e il saggio narrativo Il dio che danza. Viaggi, trance, trasformazioni (nottetempo 2021).

19:00 – 22:00 | Terme
SINTENTICO (Marco Calzolari) | Sevy: the collective houseplant
installazione
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SEVY: THE COLLECTIVE HOUSEPLANT” è un’installazione che invita utenti e visitatori a interagire con essa, fisicamente e da remoto, allo scopo di sollevare interrogativi circa la questione ambientale. Sevy è metafora accelerata dell’attuale modello di fruizione delle risorse naturali del pianeta, di cui rappresenta l’estrema fragilità. Chiunque voglia interagire con l’opera contribuirà alla conservazione o, viceversa, al collasso dell’equilibrio tra fruizione sostenibile e sfruttamento eccessivo del lavoro stesso, diventandone parte integrante ed essendo chiamato ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Il progetto prende la forma di esperimento collettivo: intende sollecitare utenti e visitatori, come singoli individui e come attori di un più ampio sistema sociale, a riflettere sul modo in cui abitiamo e condividiamo il mondo naturale. A che punto si innesca l’irreversibile? Dove si colloca, invece, il nostro senso del limite?

19:30 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.
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ph. Salvatore Laurenzana –  foto di repertorio Cagliari Teatro Massimo
Per queste performance è richiesto un piccolo esercizio di fede.
Non saprete cosa state per vedere.
Non saprete cosa non avete visto.
Ci sarà un mistero da attraversare e ce ne sarà uno da lasciare intatto.
È un invito a prendersi cura del buio, del segreto.
Perché gli spettacoli non si possiedono e non si consumano.
Perché le performance possano essere anche riviste.
Perché i debutti non siano merce da contendere.
Perché ogni replica è un organismo vivo in trasformazione.
E per tutto il gusto di non sapere cosa sta per succedere!
In questo ciclo di eventi non verranno dichiarati i titoli degli spettacoli previsti.
Ogni giorno verranno proposte due performance, due misteri.
Potrete vedere solo uno dei due.

Sacri e profani, sudati e tecnologici, epidermici e metallici, tra questi titoli segreti ci sono highlights recuperati dall’archeologia di CollettivO CineticO come anche nuovi lavori in anteprima assoluta, o ancora piccoli esercizi di magia e invenzioni autarchiche di energia.
Che vi troviate nel mezzo di una dinamica dirompente o annodati in mistiche strappacuore, quello che conta davvero, forse, è quel segreto che resta intatto: è tutto ciò che non vedrete.
Vi invitiamo a godere strappando la carta della vostra sorpresa, e vi chiediamo di lasciare in pace tutto il buio attorno.

*movimento di contrazione concentrica ed eccentrica del muscolo orbicolare della branca buccale spesso ma non necessariamente associato a spasmo occipitofrontale.

ore 21:30 (durata 90’) | Turbine 
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | URUTAU rito collettivo finale
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É possibile partecipare attivamente a Urutau! Le iscrizioni sono a numero chiuso e verranno prese esclusivamente in loco domenica. 
Chi desidera partecipare dovrà avere un telefono cellulare carico con l’app Spotify oppure avere la possibilità di riprodurre un file mp3 tramite il link online che verrà fornito.
Dovrà inoltre essere munito di cuffie bluetooth cariche (è preferibile avere cuffie e non auricolari) ed una soluzione comoda per avere addosso il telefono ed essere liberi nel movimento (esempio: fascia da braccio, marsupio da corsa, tasca con cerniera…). Se non si possiede un dispositivo Bluetooth è possibile usare cuffie con cavo, trovando una soluzione comoda per non impigliarsi.
L’appuntamento per chi partecipa sarà alle 20:20 nel punto di ritrovo comunicato al momento della registrazione.



L’Urutau (in italiano il Nittibio) è un uccello sudamericano con una genetica filosofica profondamente mescolata al progetto Manifesto Cannibale: è notturno, sta immobile tutto il giorno in posture improbabili, si mimetizza somigliando agli alberi, vede tenendo gli occhi chiusi ed è praticamente “tutto bocca”. 
Per coronare la sua gemellanza con l’autrice spettrale del Manifesto cinetico viene addirittura chiamato “l’uccello fantasma”. 
A lui è dedicato questo momento collettivo finale: un ibrido tra un rito sacrificale e un rave party in stop-motion. Una strana festa cannibale.
Sono corpi immobili e ciechi che si sfidano in una gara di resistenza.
Sono artist*, persone, esseri viventi che si allenano alla telepatia valicando la soglia tra spazio scenico e spazio contemplativo come in un passaggio di stato della materia e dello sguardo.
Tutto è fermo, eppure si genera un racconto per sottrazione, una narrazione intima e tremante.
È una maratona senza chilometri, una metamorfosi ascetica che dedica il suo eroismo silenzioso ad una tifoseria in apnea
È ora di restituire eternità agli istanti.

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